Lavora con molteplici supporti, Michael Velliquette, e negli anni si è sbizzarrito tra sculture, installazioni e opere bidimensionali, ma il suo materiale “d’elezione” è indubbiamente la carta.
Inserito praticamente in ogni libro dedicato alla paper art uscito negli ultimi 10 anni, l’artista americano, classe 1971, ha incominciato a utilizzare i cartoncini colorati nei primi anni 2000, dapprima come elementi secondari delle sue installazioni e in seguito come protagonisti assoluti delle sue opere, esposte nelle gallerie di mezzo mondo.
Dalle coloratissime sculture alle intricate composizioni, dai fiori ai serpenti, i lavori di Velliquette (che vale la pena seguire anche su Instagram: @velliquette) col passare del tempo sono diventati sempre più complessi.
La sua ultimissima serie, realizzata ritagliando e componendo minuscoli pezzetti di cartoncino, è dedicata a delle complesse strutture tridimensionali e monocromatiche che assomigliano sia a delle architetture sacre che a dei mandala e, al di là dell’indubbio approccio quasi ascetico necessario a realizzare opere del genere, il loro carattere spirituale è evidenziato anche dai nomi scelti dall’artista, presi in prestito dal vocabolario buddista: saṅkhāra, anicca, viññāṇa, sañña, vedana…