«Il mondo è pieno zeppo di cose, e ci vuole pure qualcuno che si dia da fare per sapere che razza di cose siano. Questo è appunto il compito dei cercacose».
«Ma che tipo di cose?» insistette Annika.
«Che ne so, qualsiasi tipo di cose» rispose Pippi: «pepite d’oro, piume di struzzo, topi morti, caramelle con lo scoppio, minuscole viti, e così via».
da “Pippi Calzelunghe”, di Astrid Lindgren
I collezionisti nascono collezionisti?, mi domando. C’è un’origine genetica? O è solo a un certo punto che arriva la folgorazione, magari vedendo la collezione di qualcun altro — le teche, le vetrinette, le mensole piene zeppe di oggetti, i raccoglitori ordinati. Ma se fosse così, perché non tutti sono sensibili al fascino di una raccolta?

Per quanto mi riguarda, discendo da non-collezionisti ma collezionista lo sono diventato. Con gli anni, però, ho smesso di “praticare”. Però credo di aver attaccato il morbo — o passato il gene — ad almeno una delle mie figlie (la più grande, la piccola si vedrà).
La prima collezione l’abbiamo iniziata assieme, ispirati da Pippi Calzelunghe e la sua attività di “cercacose”. È in un barattolo, che abbiamo riempito con varie stranezze trovate per la strada, al parco, in autobus. Una collezione non monotematica, dunque, ma di oggetti legati tra loro dalla stessa particolarità: esser strani in sé e per sé o fuori contesto rispetto al posto in cui li abbiamo presi (è difficile da spiegare a parole ma quando trovi una stranezza te ne accorgi).

Effettivamente si può collezionare di tutto. E se davvero basta un input e dall’altra parte c’è la persona giusta per accoglierlo, quello dell’illustratrice (e avida collezionista) Nina Chakrabarti è il libro perfetto per allevare futuri collezionisti.
Classe 1970, nata in India ma di base a Londra, Charkrabati ha studiato alla Central Saint Martins e al Royal College of Art, prima di intraprendere una carriera che l’ha portata a lavorare soprattutto in campo editoriale, sia come autrice di svariati albi illustrati che come illustratrice di copertine di libri e manuali.

Il suo ultimo albo si intitola My Collection of Collections ed è stato pubblicato in agosto dalla casa editrice britannica Laurence King. Raccoglie decine di collezioni che vanno da quelle che farebbero meglio a stare nei musei (ad esempio i vasi antichi), a quelle più bizzarre — tipo gli oggetti rotondi, o le etichette della frutta — o poetiche, come le foglie raccolte nel bosco.
Le collezioni, poi, possono dar vita anche a una serie di attività, come ad esempio inventare una storia che contenga le cose dell’ufficio oggetti smarriti oppure personalizzare un paio di scarpe disegnandoci sopra.








