Sembra di sentirli, gli odori. Danzano nell’aria, presentandosi all’appello dalle papille olfattive, ora uno e ora l’altro: quello di crema solare, quello della brezza marina, salina e ossigenata, quello floreale e sintetico del detersivo e dell’ammorbidente effuso da pareo e camicette, qua e là anche la nota un poco più dolcigna del necessario di un eau de toilette. A completare l’arazzo olfattivo ricamato dal nostro cervello di spettatori, un rassicurante retrogusto di naftalina.
Sono vive, le fotografie della serie Grand Hotel Miramare di Geneviève Caron. E in quanto tali, emanano profumi, evocano voci e rumori, danno l’impressione di poter passare il dito tra le pieghe degli tessuti e sulle rughe della pelle e sentirne la consistenza: un ventaglio tattile che va dal vellutato al molle, dal ruvido al calloso.
Proprio nella pelle, consumata dagli anni eppure esibita a dispetto dei tradizionali canoni di bellezza su cui fa leva la maggior parte dell’estetica e della comunicazione relative alle vacanze in una località di mare, sta la potenza di queste immagini: il fascino e la vitalità di Anna, Giuliana, Luisella, Bianca, Giuseppina, le cinque anziane signore protagoniste della serie, riescono a trascendere la bidimensionalità della fotografia. Prendendo per mano l’immaginario di noi spettatori, trascinano fuori dalla cornice anche tutto quel che c’è attorno a loro.
Realizzati in Italia e commissionati dal Grand Hotel Miramare di Santa Margherita Ligure, gli scatti della fotografa canadese Geneviève Caron, specializzata in ritratti, hanno vinto poche settimane fa il Grand Prix Lux 2017 del magazine Infopress per la categoria relativa alla fotografia.