L’indubbia, evidente e recente rivalutazione della produzione artigianale di ceramiche, Amber Creswell Bell la mette in relazione — anzi in reazione — con la progressiva digitalizzazione della società.
«L’ubiquità della tecnologia», scrive la giornalista, critica e curatrice australiana, che si occupa di arte e design ma soprattutto di ceramiche, «ci ha spinti a cercare qualcos’altro, qualcosa di più umano. In modo simile al movimento Arts and Craft, emerso negli anni ’60 dell’Ottocento come risposta alla Rivoluzione Industriale, ora noi stiamo rispondendo all’attuale Rivoluzione Digitale con una vera e propria fame di autenticità».
Autrice di Clay, libro pubblicato dall’editore Thames & Hudson (qui il link Amazon) e focalizzato sul panorama contemporaneo degli artisti e degli artigiani ceramisti più interessanti, Amber Creswell Bell ha dedicato l’introduzione del libro proprio all’esplosione dell’interesse attorno al fenomeno-ceramica avvenuta in questi ultimi anni.
Secondo lei è fin dalla metà del Novecento che non vediamo un tale, chiaro e diffuso apprezzamento per i manufatti realizzati con l’argilla, e questo è successo sia per la sempre maggiore diffusione di scuole e workshop che insegnano le tecniche, sia, paradossalmente, grazie ai social network più orientati al lifestyle come Pinterest e Instagram (dove in effetti non è difficile imbattersi in splendidi vasi, tazze, oggetti in ceramica).
Raccogliendo 55 tra i più interessanti ceramisti — ciascuno alle prese con la propria storia da raccontare, le proprie tecniche da spiegare, la propria visione artistica da esporre e soprattutto le proprie creazioni da mostrare — Clay è piuttosto anglo-centrico (ma soprattutto australo-centrico, vista la provenienza dell’autrice) ma offre comunque un’ottima fotografia di quello che è lo stato dell’arte della ceramica d’inizio XXI secolo.