Oggi, chi si trova a girare tra i banchetti dei festival dedicati all’autoproduzione editoriale o tra gli stand delle fiere d’arte contemporanea, vedrà una quantità impressionante di libri d’artista, volumi stampati in piccole tirature o pezzi unici ad alto tasso di sperimentazione grafica e tipografica, magari rilegati a mano, talvolta pieni di ingegnose trovate anche a livello di utilizzo della carta, di tanto in tanto perfino troppo elaborati (il classico effetto “guarda mamma, senza mani!”).
In un ipotetico albero genealogico che collega le une alle altre pubblicazioni del genere, il progenitore contemporaneo, l’equivalente del primo homo sapiens sapiens dei libri d’artista, è un volume del 1927, un capolavoro futurista, un po’ portfolio autopromozionale (per l’autore — che la chiama auto-rèclame — come per la casa editrice), un po’ manifesto dello stesso pensiero futurista: si tratta di Depero Futurista, noto però soprattutto come il libro imbullonato, perché quello che salta immediatamente all’occhio sono appunto i due bulloni utilizzati come rilegatura, a quanto pare per la prima volta nella storia dell’editoria.
Fortissimamente voluto da Fortunato Depero e dal suo amico editore Fedele Azari, in arte Dinamo, anche lui artista futurista nonché pilota (è considerato l’inventore della pubblicità aerea e nel ’22 prestò proprio a Depero il suo apparecchio per riempire dal cielo Torino di volantini sulla sua mostra al Winter Club), il libro imbullonato costò ai due un piccolo patrimonio, e difatti delle 2000 copie previste inizialmente ne furono stampate solo 1000 — la stampa fu affidata alla tipografia Mercurio di Rovereto — oltre a qualche esemplare con la copertina metallica realizzato solo per pochi eletti, tra cui il Duce.
Chi ebbe il privilegio d’anagrafe e la fortuna di poterlo sfogliare in quegli anni dev’essere rimasto non meno che sconvolto, a partire dai bulloni — che oltre a una citazione alle amate macchine erano idealmente anche una sorta di pacca sulla spalle per incoraggiare il lettore a svitarli e a riarrangiare la pagine a piacimento — e arrivando alle più ardite sperimentazioni: architetture e orge tipografiche, parole in libertà, poesie pubblicitarie (che grande copywriter fu Depero?), testi sparati in ogni direzione, autocelebrazione a manetta.
Il grande artista dadaista tedesco Kurt Schwitters, ad esempio, visto il libro, ne capì immediatamente l’impatto rivoluzionario e volle conoscere Depero.
Ormai rarissimo, quasi introvabile persino nelle copie ristampate negli anni (la casa editrice S.P.E.S. di Firenze ne produsse delle ristampe anastatiche — cioè identiche, andando a ricreare nuovi matrici — nel 1978 e nel 1987), Depero Futurista sta per tornare di nuovo in commercio grazie a una campagna di crowdfuding che si concluderà il prossimo 2 dicembre e che ha già raccolto quasi 150.000 dei 250.000 $ necessari per realizzare il progetto, nato dalla collaborazione tra il prestigioso portale americano Designers & Books, il Center for Italian Modern Art di New York e il Mart di Rovereto, che ha tra le sue sedi proprio la Casa d’Arte Futurista Depero e un grande archivio dedicato all’artista.

«Riso cinico» : Roma 1915
Roma, aprile 1915
1 fotografia : b.n. ; 165 x 170 mm
MART Archivio del ‘900
Fondo F:Depero

Pubblicato in: R. Antolini (a cura di), «Libri taglienti esplosivi e luminosi», 2005, p.134. Precedente segnatura Vol.850,|p.6
Sommario: Depero e Rosetta, con il libro imbullonato in mano, a New York sul tetto dell’Advertising Club in Park Avenue