Torna Paw · Chew · Go, che si legge Paciugo e organizza quattro workshop da non perdere

Verrà il giorno in cui ci sarà il tempo e la voglia di stare a spiegare cosa significano PAW, CHEW e GO e perché paciugare è bello.
(Ma non è questo il giorno)

Verrà il giorno in cui ti dirò che avrei potuto stupirti con effetti speciali ma che non servirebbe perché la lunga lista dei paciuganti illustratori invitati basta e avanza a stordire chiunque, altro che ketamina.
(Ma non è questo il giorno)

Verrà il giorno in cui snocciolerò di mostre e di concerti e di una location che levati.
(Ma non è questo il giorno)

Verrà il giorno in cui se dovesse servire farò leva pure sulle birrette.
(Ma non è questo il giorno1)

Ok, la smetto di citare Aragorn che ci ricorda che giorno è e passo al sodo, e il sodo è che PAW · CHEW · GO — una mostra mercato di due giorni interamente dedicata all’illustrazione — è arrivato alla sua terza edizione, che si terrà a Milano i prossimi 22 e 23 ottobre.

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Oltre a fare le cose in grande come mai prima d’ora (ma tutto questo, appunto, lo spiegherò quando sarà il giorno, e cioè domani), gli organizzatori del festival hanno piazzato nel programma anche quattro workshop da non perdere, e comincio (insolitamente) proprio da quelli perché dopotutto il pubblico “normale” (se esiste davvero un pubblico normale per questo tipo di iniziative) ha comunque abbastanza tempo per organizzarsi mentre quelli che vogliono avere l’occasione di fare, oltre che di guardare, toccare, ascoltare, sbevazzare, ciancicare e, volendo, pure acquistare prima di tornarsene a casa, devono prima pensarci un po’ su e subito dopo correre a iscriversi.

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Il primo dei laboratori, diviso in due giornate, è quello dell’Officina Tipografica Novepunti, una delle realtà italiane più interessanti nella panorama della stampa artigianale.
A dispetto del nome i fondatori sono dieci e si occupano, oltre che di stampare vere e proprie meraviglie, anche di fare formazione e organizzare workshop.

Durante PAW · CHEW · GO i “Novepunti” chiederanno a otto illustratori presenti al festival una illustrazione, riprodotta in bianco e nero, e i partecipanti al workshop dovranno utilizzare caratteri mobili, inchiostro e torchio per dar “voce” alle immagini in modo tale da imparare a padroneggiare una tecnica antica come la letterpress e al contempo portarsi a casa il risultato del proprio lavoro.

Tutte le informazioni, compreso come iscriversi, le trovi qui.

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Il secondo workshop, a cura di Roberta Maddalena Bireau, ha un titolo bellissimo: non so disegnare.
Che è poi quello che dicono in molti, di solito con un certo tasso di pigrizia e di sfiducia, non sapendo che come non esiste chi non sa cantare (è solo questione di educazione all’ascolto e di allenamento) non esiste neppure chi non sa disegnare, ché se sai prendere in mano una matita e fare una Y ha già tutto quel che ti serve per disegnare un albero e quel punto il più è fatto.

Roberta Maddalena, che ha un curriculum lungo come l’albero di cui sopra, è un’artista che ha studiato mille cose e altrettante ne sa fare, e pure bene, e nell’illustrazione come nella pittura, nell’incisione come nella tipografia, nella musica come nelle performance, ci sguazza dentro (paciugandosi, ovviamente) perfettamente a suo agio, spesso mettendo tutto assieme nelle sue opere.

Sarà compito suo insegnare ai partecipati al workshop (che lei dice essere indicato soprattutto per designer, illustratori, architetti, art director, fumettisti, grafici, inventori, archeologi e viaggiatori) la tecnica del disegno rapido, che permette di “fotografare la realtà” velocemente, a mano libera, con pochi segni eppure molto espressivi, in modo tale da poter cominciare un proprio sketchbook, che è una di quelle cose che poi quando le cominci non riesci più a smettere.
Anche in questo caso, le informazioni e la modalità per iscriversi le trovi qui.

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Quand’ero bambino disegnavo su foglietti quadrati, bianchi e poco più grandi dei classici Post-It. Disegnavo lì perché ne avevo a bizzeffe visto che la fabbrica di mio nonno li faceva fare per regalarli a clienti e fornitori. Io non ero né l’uno ne l’altro ma avevo il permesso speciale di portarmene a casa quanti ne volevo.
Ci disegnavo macchinine superaccessoriate, mostri con tante braccia e tante teste e tigri squartate con le sopracciglia (ma non nel senso che le sopracciglia venivano usate per squartare). A un certo punto iniziai a creare storie improbabili, sempre su quei foglietti, e a fine giornata mia nonna — non la moglie del nonno con la fabbrica, l’altra — me le rilegava con ago e filo.

I foglietti quadrati li uso ancora ma nessuno mi ha più rilegato nulla con ago e filo, quindi o imparo a farlo da solo oppure quello di Francesca Depalma è il workshop che fa per me.

Lei è una graphic designer che tra le tante attività ha anche realizzato un manuale di legatoria e tiene laboratori per insegnare come si fa, che si abbia o meno una nonna a casa pronta a farlo.
Durante Paw · Chew · Go Francesca avrà un banchetto e su quel banchetto spiegherà come rilegare il proprio quaderno autoprodotto ma si darà anche da fare a trasformare in quaderno tutti i foglietti, fogliacci, appunti, volantini che le porterai.

Qua tutte le informazioni.

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«Datemi Scott a capo di una spedizione scientifica, Amundsen per un raid rapido ed efficace, ma se siete nelle avversità e non intravedete via d’uscita, inginocchiatevi e pregate Dio che vi mandi Shackleton», pare abbia detto il geologo e cartografo Raymond Priestley, che con Shackleton si imbarcò in quella terribile e meravigliosa avventura in Antartide raccontata poi splendidamente sia da Battiato che da William Grill.

E sarà proprio il grande esploratore irlandese il co-protagonista di questo workshop a cura di Francesco Bongiorni, uno degli illustratori italiani più conosciuti all’estero, che farà un parallelo tra la spedizione della nave Endurance di Shackleton e l’esplorazione creativa, insegnando a gestire l’imprevisto e le difficoltà e utilizzando i limiti come risorsa piuttosto che come penalità.

Qua le info su come inscriversi (riportaci tutti a casa, Bongiorni!).

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