© Ilaria Todeschini e Susanna Busatta

Due studentesse di design usano carta, colla e colori per ricreare le texture delle rocce

L’ho scritto tante volte, ma tant’è. Da ragazzino ero un secchioncello da edicola. I secchioncelli da edicola sono quei fastidiosi “so tutto io” che invece di giocare coi bambini in spiaggia si piazzano sotto l’ombrellone a fare la Settimana Enigmistica, e che costringono i genitori a dilapidare patrimoni in enciclopedie a fascicoli, dalle quali suggere informazioni come un’ape col polline in primavera, e assorbire come una spugna nozioncine di ogni tipo, preferibilmente sintetizzate in schemini, grafici e colorate didascalie, senza far troppo gli schizzinosi riguardo all’argomento trattato.

A memoria ricordo un’enciclopedia a fascicoli sull’astronomia, una sul calcio (che non seguivo e non praticavo, a dimostrazione di come non sia necessaria una passione pregressa), una sulla scienza e la tecnica e i computer, una sulla numismatica, una (questa mai terminata) sul corpo umano e poi la mia preferita, l’enciclopedia dei minerali, quattro pesanti tomi pieni di formule, schemi atomici e complicatissime terminologie che saltai a pié pari per andarmi invece ad ammirare le foto.

Ah le foto dei minerali! Gli scatti macro su fondo nero o fondo bianco che rivelavano quei sassi colorati e a volte traslucidi in ogni loro minimo anfratto, solco, “ruga”, avvallamento.
Di pomeriggio mi rifugiavo nella stanzetta segreta—avevamo uno studio con un scaffale della libreria che si apriva come una porta e rivelava uno stretto locale in cui c’era un enorme armadio con gli abiti per il cambio stagione e un’altra libreria in cui tenevo i miei libri più preziosi, quelli da secchioncello da edicola. E dunque, mi rifugiavo lì, dicevo, e provavo a ridisegnare coi pennarelli le fantasie di quelle rocce. Ovviamente senza mai riuscirci.

© Ilaria Todeschini e Susanna Busatta
© Ilaria Todeschini e Susanna Busatta
© Ilaria Todeschini e Susanna Busatta
© Ilaria Todeschini e Susanna Busatta

La fascinazione per i motivi rocciosi però è rimasta. E mi ha fatto spalancare la bocca quando, qualche giorno fa, il caro amico e designer e prof. Gianluca Gimini mi ha passato il link di questo profilo Instagram: @rock_paper_water.

@rock_paper_water è il progetto di Ilaria Todeschini e Susanna Busatta, due studentesse dell’Università di Ferrara, dove Gianluca insegna Product Design.
«Tutto è iniziato da un’esercitazione proposta dal prof. Gimini» mi hanno raccontato Ilaria e Susanna, spiegandomi che quest’anno il corso aveva come tema la pietra e loro hanno deciso di focalizzarsi sulle caratteristiche estetiche delle rocce, puntando proprio sulle texture e sulle imperfezioni che le rendono uniche.

Incentrando la loro ricerca sul colore, le due studentesse hanno cominciato a mettere “le mani in pasta”, lasciando da parte i software e puntando invece su un ingredienti e strumenti tutt’altro che digitali: la carta, l’acqua, la colla, i colori acrilici.

© Ilaria Todeschini e Susanna Busatta
© Ilaria Todeschini e Susanna Busatta
© Ilaria Todeschini e Susanna Busatta
© Ilaria Todeschini e Susanna Busatta

Utilizzando la tecnica del paper marbling, la carta marmorizzata, Ilaria e Susanna semplicemente mescolano in una vaschetta acqua e colla da parati, unendo poi i colori acrilici, «mescolando, disegnando strisce, inondando di chiazze, insomma “paciugando”».
Poi con un foglio di carta assorbono la texture riprodotta sull’acqua, scolano e lasciano asciugare, fotografando infine il risultato e postando tutto su Instagram sul profilo @rock_paper_water aperto per l’occasione, grazie al quale in pochi mesi hanno conquistato un piccolo gruppo di appassionati, che già chiedono che tutto venga messo anche in un blog.

Usando pietre derivanti dagli scarti di lavorazione, sassi che trovano per strada o collezioni di amici (amici che forse pure loro hanno l’enciclopedia dei minerali? Proverò a chiedere) l’idea è quella di riprodurre il disegno della pietra cercando di essere il più possibile vicini al vero, in modo tale che l’occhio non possa immediatamente distinguere tra reale e artificiale. L’intento, mi pare, è raggiunto, e dimostra un grandissimo occhio per i colori e le texture.

© Ilaria Todeschini e Susanna Busatta
© Ilaria Todeschini e Susanna Busatta
© Ilaria Todeschini e Susanna Busatta
© Ilaria Todeschini e Susanna Busatta
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© Ilaria Todeschini e Susanna Busatta
© Ilaria Todeschini e Susanna Busatta
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