Fin dalla sua nascita Kinfolk è diventato una sorta di simbolo per il panorama delle nuove riviste indipendenti e per una certa estetica, un certo modo di vivere e un certo approccio alle cose (alla continua ricerca dell’autenticità ma rassicurante e “pulitino” quanto basta, promotore di un modo di vivere “slow” e al contempo perfettamente inserito nello strabordante e ininterrotto flusso di informazioni della comunicazione contemporanea), cosa che se da una parte ha consacrato Kinfolk come progetto a cui ispirarsi—e talvolta imitare pedissequamente—ha anche attirato sarcasmo e critiche.
Oltre alla rivista, però, che ha ormai 15 numeri all’attivo, la squadra capitanata dal fondatore del magazine, Nathan Williams, ha cominciato anche a pubblicare libri. Dopo The Kinfolk Table, che raccoglieva 85 ricette consigliate da creativi di tutto il mondo), ora è la volta di The Kinfolk Home, una sorta di manifesto della “kinfolkitudine” applicata al design d’interni, con 35 case (sempre dei soliti creativi internazionali che hanno grana, buon gusto, figli bellissimi, tempo libero e good vibrations) mostrate e raccontate in un volume di quasi 400 pagine che, in qualche modo, può essere visto anche come una sorta di risposta a distanza a un altro libro sullo stesso tema, pubblicato però da un altra rivista-feticcio come Monocle.
