Versione “alla moda” del National Geographic, Avaunt è un magazine nato appena qualche mese fa ma già considerato tra le migliori testate in circolazione—l’attesa per il secondo numero, in uscita proprio in questi giorni, era alta ma le aspettative sono state ampiamente ripagate, nelle oltre 200 pagine di contenuti di altissimo livello che raccontano di avventura e di esplorazioni nel senso più ampio di entrambi i termini.
Immagini dallo spazio (e viaggi nello spazio), pionieri dell’aviazione, portaerei tecnologicamente avanzate, intelligenza artificiale, arti bionici. E ancora: simbologia maya, alpinismo, case sugli alberi, i più rapidi suonatori di bongo, il ritorno dei rinoceronti nel Kenia del nord, parlare con le balene, cosa c’è al centro della terra. E poi: i Simian Mobile Disco che registrano un album nel deserto, il leggendario Sir Schackleton e il suo trench di Burberry, il giornalismo Gonzo di Hunter S. Thompson, fare skate negli anni ’70. Sono solo alcuni dei temi trattati nelle prime due uscite (capito perché “un National Geographic alla moda?”).
Come è facile immaginare, visti i livelli d’eccellenza con cui è partito il progetto, dietro ad Avaunt non ci sono esattamente personaggi alle prime armi. Tra i fondatori spiccano infatti Matt Willey e Dan Crowe, già creatori di un altra rivista maschile molto apprezzata—Port Magazine—e uno che l’avventura la pratica di mestiere, e cioè l’esploratore Ben Saunders.
