Una delle “regole della fantasia” individuate dal grande Bruno Munari è il cambio di dimensione.
Che succede se un fiammifero lo faccio diventare gigantesco (vedi alcune opere dell’artista pop Claes Oldenburg o gli enormi tubi di dentifricio, gli pneumatici, le chiavi inglesi che campeggiavano agli ingressi delle fiere campionarie)? E se rimpicciolisco un albero (ecco il bonsai)? E se una nave potesse entrare in una bottiglia (il classico souvenir)? Una scimmia diventare più alta di un palazzo (King Kong)?
E visto che di miniaturizzazioni e ingrandimenti — per utilità, per gioco, per ricerca artistica, per fare soldi o attirare l’attenzione — è pieno il mondo, il graphic designer inglese Michael Lester ha pensato bene di rimpicciolire il suo portfolio, sia concettualmente che materialmente, stampandolo in un mini-volume capace di stare sulla punta di un dito e riducendo all’osso pure i lavori presentati al suo interno, spogliati da tutto il superfluo: poche immagini, ciascuna accompagnata da una sola frase, a dimostrare un’ottima capacità di sintesi e di elaborazione del tema (applicando spesso, tra l’altro, un’altra delle “regole” di Munari, quella metafora/similitudine).
L’idea è nata quando Michael è stato chiamato a partecipare al festival di D&AD (associazione britannica che raggruppa designer ad art director) dedicato ai nuovi talenti. A quel punto lui, convinto che le idee siano più importanti dello stile, ha pensato come poter comunicare il concetto al pubblico ed è arrivato alla conclusione che miniaturire ed eliminare tutto il non necessario fosse la chiave giusta, trasformando il portfolio in un bizzarro ibrido, qualcosa di simile a un biglietto da visita, con tanto di lente d’ingrandimento allegata per dar modo ai curiosi di leggere e ammirare senza troppo fatica.