La mela, la tazza di tè o la tazzina caffè, l’orologio: questi gli oggetti “secondari”, anonimi, di uso quotidiano attorno ai quali lo studio di design Hoko, di base a Singapore, ha svolto e pubblicato in forma di libricini monografici una serie di ricerche “scientifiche” — lo scrivo virgolettato perché l’approccio è quello: diagrammi, test, liste, metodo sperimentale…; ma dietro in realtà c’è tanta ironia e gusto per l’assurdo, come ad esempio nella guida per “morsicare” correttamente una mela o lo schema sull’importanza dello spazio vuoto nelle tazze quando beviamo.
Partito nel 2013, il progetto Science of the Secondary ha prodotto finora tre pubblicazioni, l’ultima della quali, quella sugli orologi (in cui si parla, tra le altre cose, di dove posizionarne uno in casa, delle differenze — concettuali, pratiche e filosofiche — del metterlo in alto sulla parete, sopra un tavolo, o sul comodino accanto al letto) è uscita lo scorso aprile.
Il tutto con una “missione” ben chiara e cioè avere — cito — «un approccio curioso teso a svelare le condizioni implicite che esistono nelle nostre esperienze quotidiane». In pratica cercare, trovare, documentare ed evidenziare (con ironia, come già detto) quegli atti e quelle sensazioni che spesso facciamo e proviamo inconsciamente, abituati come siamo a ripeterli ancora e ancora, come guardare il tempo che passa sulle lancette di un orologio, sbucciare un frutto, bere un sorso di caffè.