O la felicità dell’alba, i giorni in cui l’idea ti fa saltar giù dal letto… Perché non è il gallo a svegliarti, né il camion della spazzatura… Non è neppure prospettiva del premio o l’ambizione di lasciare una traccia… È l’urgenza di quel piccolo tocco di scalpello a cui pensavi quando ti sei addormentato… quella pennellata di ocra rosso all’angolo destro della tua tela, lassù in cima… Ecco cosa ti fa saltar giù dal letto! Il suono inebriante di una nota, che cambierà tutto… un nonnulla in punta di penna, forse una virgola, una semplice virgola… una sfumatura essenziale… il minuscolo dell’opera… una cosa da niente… solo la necessità…
—Daniel Pennac, Grazie, Feltrinelli 2004
Ecco, Offways, nuovo magazine fondato e diretto da due designer tedeschi, parla proprio di questo, della fantomatica “urgenza creativa”. Quella che ti fa perdere la cognizione del tempo e dello spazio, che ti tiene su più del caffè o di qualche rimedio chimico, quella che brucia così tanto che è impossibile non sentirla, che scalpita ed è impossibile da fermare, quella che ti arriva da dentro, ma talmente dentro, che sembra venire in realtà da un altro mondo (c’è chi lo chiama iperuranio, chi dio, chi caso/caos…).
È talmente incontrollabile, l’urgenza, che pure chi poi si trova davanti all’opera — anche a secoli di distanza — ne percepisce chiaramente la eco. L’urgenza non mente. E non si può simulare. Semplicemente “è”, o “non è”.
E offways punta a scovare e raccontare — nella scena contemporanea delle arti — le “urgenze che sono”, con un semestrale dall’estetica fedele al contenuto, eclettica e (apparentemente, ché ovviamente un progetto c’è!) irrefrenabile.
Marius Burgmann e Mike Magduschewski — i due fondatori — evidentemente sono riusciti nell’intento di trasmettere a loro volta le fiamme del sacro incendio creativo anche attraverso la rivista visto che il primo numero è andato esaurito in pochi giorni.
Non resta che aspettare il prossimo, per vedere se il fuoco si è spento o continua a bruciare.