Quella di Superleggero e del suo fondatore, Antonello Tabarelli de Fatis, è una storia che parte da lontano, nel tempo e nello spazio.
Nel tempo perché la famiglia Tabarelli de Fatis è legata a doppio filo a una regione, il Trentino-Alto Adige, fin da quando la zona faceva ancora parte dell’Impero Austro-Ungarico: era il 1880 e Teodoro Tabarelli de Fatis fondò ad Arco, cittadina tra le Alpi e il lago di Garda, un’azienda di design, che poi di padre in figlio in nipote si spostò a Bolzano, iniziò a collaborare con progettisti del calibro di Dino Gavina, Carlo Scarpa, Cesare Cassina, Paolo Boffi, i Fratelli Bernini… Fin quando, nel 2000, Antonello Tabarelli de Fatis, bis-nipote di Teodoro, designer a sua volta, chiuse l’azienda di famiglia, iniziò a collaborare con alcuni tra i più prestigiosi marchi del settore, si trasferì a Zurigo e da lì è tornato tra le sue amate montagne, dove oggi dirige il “laboratorio di idee” Aerodinamica.
Nello spazio perché dopo aver macinato migliaia di chilometri in sella a una bici, d’inverno e d’estate, sfrecciando lungo verdi pianure e arrampicandosi su irte salite, Antonello — che è nato in agosto e odia il freddo — ha deciso di realizzare una collezione di berretti e di sciarpe pensate proprio per i ciclisti.
«Sono stato il primo a introdurre, nel 2008, il termine snood nel mondo del ciclismo», spiega il designer, «l’intento era disegnare una moderna combinazione tra uno scaldacollo e un berretto; il risultato è una moderna evoluzione della classica “berretta”, elegante, e dal design minimale ed essenziale. Assolutamente traspirante e isolante, assolutamente caldo… Siamo stati i primi ad utilizzare un filato di cashmere misto a lana merino superfine in un accessorio sportivo».
Ed ecco quindi berretti e snood per l’inverno, quando le temperature scendono sotto zero, e per autunno e primavera.
Oltre a sciarpe e foulard in seta per l’estate.
Ispirati ad alcune tra le maglie delle storiche gare di ciclismo (Giro ma anche Tour de France e Giro del Delfinato) e pensati per essere indossati anche una volta scesi dalla bici, i prodotti sono tutti made in Italy e realizzati con materiali lavorati in Italia: lana merino, appunto, cachemere Zegna Baruffa e seta di Como.