Te lo spiega il fioraio, te lo ripetono mamme, zii bonsaisti, cassiere del supermercato e vicini col pollice verde: acqua quanto basta, né troppa né poca.
«Si ma quanto basta che significa?» chiedi tu. E la risposta/non-risposta — come per il sale nelle ricette, le ore da aspettare prima di fare il bagno dopo che hai mangiato, la dose di gelosia giusta per far lusingare il partner ma non soffocarlo, la pazienza che serve coi clienti ossessivi — è sempre la stessa: «quanto basta significa quanto basta».
È un dogma, quello del “quanto basta”. Un assioma. Che procede circolare e si rigenera in sé stesso, come un uroboro.
E la soluzione a pensarci bene sta(va) proprio lì, in quel ciclo dell’acqua che ti insegnano fin dalla materna e che per qualsiasi tipo di pianta è andato più che bene per milioni di anni prima che arrivasse uno stolto a caso come il sottoscritto a sterminarne a decine, incapace di sostituirsi — bicchierino o annaffiatoio in mano — al buon senso della natura.
Il concetto che c’è alla base di Tableau, speciale sistema di vasi capace di fornire alla piante da appartamento esattamente la quantità d’acqua necessaria, è proprio questo: confidare nel buon senso delle piante stesse.
Un vaso in vetro a fare da riserva d’acqua, collegato sul fondo a una piattaforma di ceramica con uno strato di tessuto capillare che trasporta l’acqua ai vasi in ceramica, forati in maniera tale da permettere alle piante di prendere la quantità di liquido necessaria.
Il tutto progettato tenendo conto anche dell’estetica, con due modelli — uno bianco e uno nero — disponibili per ora solo per chi decide di finanziare la campagna di crowdfunding lanciata per realizzare il progetto.
Presentato durante l’ultima design week milanese, dove Joost van Uden, il fondatore di Pikaplant mi ha mostrato eccitatissimo come funziona Tableau, il sistema è utile non soltanto per chi deve stare qualche giorno fuori casa (ma funziona solo con le piante eh! Non provarlo col gatto) ma anche per quelli come me, capaci di assassinare pure i cactus durante la vana ricerca del giusto “quanto basta”.