L’ultima cena di… Giulio Cesare, Napoleone Bonaparte e Jimi Hendrix

Napoleone Bonaparte morì alle 17.49 del 5 maggio del 1821 sull’isola di Sant’Elena, con buone probabilità — teorie complottistiche a parte — per un tumore allo stomaco, acuito dalle dure condizioni di vita a cui lo costrinse il suo carceriere inglese Sir Hudson Lowe. Pare che le sue ultime parole furono: «Francia» e «testa dell’armata».

Gaio Giulio Cesare morì il 15 marzo 44 a.c. a Roma. Stando ai racconti della tradizione il suo assassinio fu preceduto dalla predizione dell’aruspice Spurinna, che lo aveva avvisato di guardarsi dalle Idi di marzo, e da numerosi, nefasti presagi, compreso il sogno premonitore di sua moglie Calpurnia. Colpito da 23 pugnalate, prima di spirare disse: «Tu quoque, Brute, fili mi!» (ovvero «Anche tu Bruto, figlio mio»).

Jimi Hendrix morì il del 1970 a Londra in una appartamento in affitto presso il Samarkand Hotel, in circostanze mai completamente chiarite, dato che l’unica presente, Monika Dannemann, sua fidanzata dell’epoca, diede innumerevoli versioni contrastanti; la più probabile fu quella secondo cui soffocò per un conato di vomito procurato dal cocktail di alcool e tranquillanti che aveva ingerito.

L’artista inglese Gus Filgate, regista della Little Fish Film, che per passione e professione indaga il cibo con un approccio insolito attraverso la fotografia e i video, ha voluto raccontare attraverso tre video le tre ultime cene che precedettero queste tre morti.

La serie di film Last Suppers ha avuto inizio con Napoleone: «volevo che le immagini di cibo fossero viscerali e sporche. Napoleone era uno sporco combattente, un rivoluzionario e un egoista. Mi piaceva l’idea di ritrarre il suo ultimo pasto come qualcosa di sporco; sporcizia tra i pizzi e i fronzoli di un tempo, l’ultimo pasto di un soldato a cui non importa delle pomposità e delle chiacchiere della vita politica» dice Filgate.

L’ultimo pasto di Jimi Hendrix, con ogni probabilità fu un sandwich al tonno, preparato dalla sua ragazza poche ore prima della sua morte. Il video perciò doveva essere «un’unica sequenza, con dentro solo una piccola dose di Hendrix» spiega Filgate. «Quello che mi ha affascinato è stata la colonna sonora; un pezzo di tutt’altro che tipico di Hendrix, ma della dimensione giusta per adattarsi ad un panino tonno».

Quanto a Cesare, vista la drammaticità dei fatti, il racconto è serrato, fatto di molti tagli, perché — dice l’autore — «se possibile in film su un pasto, volevo creare percorso emozionale».

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