Avendo passato buona parte dell’infanzia a bucare fogli con la perforatrice (senza mai riuscire a farne quattro alla distanza e all’angolazione giusta per trasformarli in schede da archiviare nei raccoglitori ad anelli) immagina la mia felicità quando qualcuno mi ha dato la dritta: «non buttarli i tondini di carta, puoi farci dei coriandoli!».
E allora giù a punzonare riviste e quotidiani trasformando Craxi, De Michelis, Andreotti, De Mita, Goria (mio politico-feticcio, capace di stimolare amore e odio sia perché assomigliava vagamente a mio padre sia perché era socialista, quindi ero geneticamente portato a detestarlo) in colorati puntini con cui riempire sacchetti che poi mi lanciavo in testa da solo — ah, la tenera tristezza di essere figli unici.
Mai però avrei pensato di poterci fare dei flipbook con la precaria perforatrice che avevo a casa o con quella professionale, potentissima e scintillante, che usava mia madre in ufficio.
Ma l’artista americano Scott Blake deve aver avuto un’infanzia più solitaria della mia e col tempo è diventato un vero virtuoso dei flipbook col buco, che vende, sul suo sito, a prezzi perfetti per chi di bucate ha pure le mani.