Apelle, figlio di Apollo
fece una palla di pelle di pollo
tutti i pesci vennero a galla
per vedere la palla di pelle di pollo
fatta da Apelle figlio di Apollo.
Recitava la filastrocca, ma qui a “venire a galla a vedere” siamo io e Simone, basiti, e non tratta di “pelle di pollo”, ma di pelle di pesce, che la danese Cecilie Elisabeth Rudolph utilizza per ottenere dei bei pizzi tagliati al laser e commestibili!
Nata e cresciuta in Danimarca, Cecilie si è laureata con lode nel 2014 in Textile Design alla Central Saint Martins di Londra, dove vive.
A Ventura Lambrate, dove noi la incontriamo, ha portato Velbekomme un progetto nato in occasione della sua tesi di laurea.
Partendo dall’innegabilmente presupposto che «il cibo influenza il mondo del design e delle moda contemporaneo», dice, e «che la cosa ha trasceso la sua funzione di mezzo di nutrimento, per diventare un materiale sperimentale fuori dalle cucine» e traendo ispirazione dalla tradizione culinaria danese, Cecilie ha dato vita ai suoi pizzi edibili.
Vista l’ora il mio socio Simone mi pare ben intenzionato all’assaggio, perciò chiede che sapore hanno, e Cecilie risponde che in verità hanno un sapore piuttosto neutro.
Oltre ai pizzi ci mostra delle stampe ottenute con paste di colore, che provengono da cibo e scarti alimentari, soprattutto pelle di pesce e bucce vegetali. E poi dei bellissimi tessuti velati, che paiono ricamati con perline dalla strana consistenza gelatinosa, finché non li prendi in mano e anche grazie al suo aiuto capisci che si tratta di caviale, uova di pesce che decorano il velo.
Trovo il suo lavoro di trasformazione degli scarti alimentari in risorse per il design tra i più interessanti, colorati, originali e colti, tra quelli in cui mi sono imbattuta in questi anni di peregrinazioni reali e virtuali.