In un poster la mappa dei generi letterari

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C’è fantascienza e fantascienza. C’è quella soft (come La macchina del tempo di Wells) e quella hard (tipo Solaris, sicuramente non per tutti i palati). E poi c’è la fantascienza apocalittica (vedi La strada di McCarthy), quella post-apocalittica (l’ottecentesco L’ultimo uomo di Mary Shelley), quella distopica (Un’arancia a orologeria, meglio conosciuto come Arancia Meccanica, di Burgess), quella che parla di universi alternativi (su tutti il matematico Flatland di Abbott) o di ucronie (Il grande tempo di Leiber).

O le care vecchie invasioni aliene (tipo La guerra dei mondi e quindi di nuovo Wells), che stanno sul versante opposto di tutto il settore -punk: cyberpunk (Gibson), post-cyberpunk (Sterling), biopunk (mai sentito prima), nanopunk (idem) e le ambientazioni retrofuturistiche dello steampunk (di nuovi Sterling e Gibson) e dei suoi sottogeneri: il dieselpunk, l’atompunk, il clockpunk.

Anche se poi dalla fantascienza, via splatterpunk, è facile arrivare all’horror. Oppure, via apocalissi varie, al cosiddetto genere “robinsonade”, quello sui naufraghi e le isole deserte. E da lì al romanzo d’avventura, e da quello al mistery o magari, via romanzo picaresco, persino al genere erotico.

Dopotutto il bello della letteratura, come dimostra questa mappa dei generi, è che da qualsiasi lato la prendi puoi arrivare ovunque, viaggiando nel tempo e nello spazio, attraversando l’intera opera di un autore oppure andando da antenato a nipotino o da “cugino” a “cugino”.

Ovviamente i libri scelti a rappresentare generi, sottogeneri e sotto-sottogeneri sono talvolta altamente opinabili. Quel che salta all’occhio a me, ad esempio, è la totale mancanza di Philip K. Dick, che avrebbe avuto il sacrosanto diritto di essere il portabandiera di svariati sottogeneri, e non solo di fantascienza.

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