Haroshi e gli skate

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Ricordate il celebre postulato di Lavoisier, «Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma»?
La vita dell’artista giapponese Haroshi sembra esservi improntata. Nato nel 1978 a Tokyo, Haroshi ha iniziato ad andare sullo skate a 15 anni; ora pare che gli skater cambino la tavola almeno ogni 3 mesi (ho letto che alcuni addirittura la sostituiscono ogni settimana) e ovviamente queste tavole consunte normalmente vengono buttate nei rifiuti. Lui invece di gettarle via, le ha accumulate, anno dopo anno. Per anni e anni.

Inutile dire che dell’anatomia degli skate Haroshi conosce tutto, ruota per ruota, bullone per bullone. Dice: «Nel corso della loro vita insieme lo skater e la sua tavola vengono maltrattati, ma si rialzano per affrontare di nuovo insieme gli ostacoli sul loro cammino».
Non vi stupirà quindi che dall’osservazione delle variopinte pile dei suo vecchi skate accatastate è nata l’idea che ha cambiato il corso della sua vita ed anche la sorte di quelle malandate tavole.
Perché quelle tavole Haroshi le ha trasformate in opere d’arte.

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Il processo creativo inizia con l’assemblaggio, le incolla insieme e le taglia fino ad ottenere un cubo. Poi con scalpelli e altri tradizionali strumenti di intaglio giapponesi ne ricava opere che traggono ispirazione dalla cultura degli skater. Variopinte senza bisogno di essere ridipinte.
Nelle ultime nate, Haroshi incorpora oggetti di tecnologia della prima metà del 1900, oggetti vintage come insegne al neon, strumenti dentali e pattini a rotelle.

La sua tecnica è simile a quella con cui nell’antica tradizione giapponese si costruivano le statue dei Buddha in legno, compresa la conservazione dei materiali per ridurre al minimo il peso e l’incorporamento di un oggetto all’interno della scultura.

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Unkei, un maestro scultore giapponese del XII secolo, usava mettere un cristallo chiamato Shin-gachi-rin (cioè nuovo cerchio della luna) nella posizione del cuore della statua per rappresentare la sua anima. Allo stesso modo, Haroshi pone un oggetto dalla sua collezione di skateboard rotti all’interno degli strati delle tavole che utilizza. Egli vede questo processo di “dare un’anima” alla scultura come un modo che gli permette di esprimere la sua eredità giapponese.

Dal 19 febbraio al 21 marzo le sue opere saranno esposte alla Jonathan Levine Gallery di New York in una personale (la terza) dal titolo “Still Pushing Despite the Odds” .

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