
Un papà. Falegname. Le ore passate ad osservarlo all’opera fin da bambini. La fatica. L’odore. Misto: resinoso di legno, acre di colla, pungente di vernice. La segatura sulle mani, sui vestiti, tra i capelli, sulla pelle. La soddisfazione sul viso a lavoro finito.
Tre figli: Fabio, Alessandro e Paolo. Inizialmente prendono vie diverse. Vogliono fare altro, vedere altro, sperimentare altro.
E poi il ritorno. La voglia di “realizzare assieme oggetti preziosi, unici e fatti a mano” è – forse – più forte anche di loro. Così nasce Carapace.
Forme essenziali. Design semplice e pulito. Due materiali. Ferro forte e imperituro. Legno caldo e malleabile. Sostenibilità ambientali a partire dal legno, principalmente recuperato e riutilizzato. E poi trattamenti atossici e di origine naturale. Rilettura della tradizione artigianale, ma anche studio. Come per l’utilizzo di un’antica tecnica giapponese chiamata Shou Sugi Ban che preserva il legno, carbonizzandolo.
I tre fratelli pensano, progettano e costruiscono su ordinazione, pezzi numerati e firmati.
Sedie, tavoli, panche, sgabelli ma anche complementi di arredo: lampade, lampadari, vasi.
Tra gli ultimi nati c’è la luce di cortesia in legno di pioppo Cubro, «uno spiffero di luce che illumina in modo discreto e affascinante l’ambiente circostante».













