
Un fotografo e uno scrittore, “spediti” insieme in qualche parte del mondo (a cercare l’esotico, lontano, o il familiare, a due passi da casa; e viceversa) per raccontare separatamente e senza limiti di battute, stile e budget (bei tempi!) il loro punto di vista.
Era questo il piatto forte di Holiday, storica rivista americana di viaggi che debuttò nel primo dopoguerra, nel ’46, e che negli anni di massimo splendore — quelli degli oggi inimmaginabili budget illimitati di cui sopra — aveva la bellezza di un milione di abbonati e pubblicava pezzi scritti da nomi come Hemingway, Faulkner e Steinbeck, Jack Kerouac e Arthur Miller, Saul Bellow e John Cheever, insieme a foto scattate, giusto per citarne due “a caso”, Robert Capa e Henri Cartier-Bresson. Per non parlare delle copertine, molte delle quali illustrate da artisti e graphic designer del calibro di Paul Rand, Milton Glaser, George Giusti, David Stone Martin, Ronald Searl.
Holiday uscì fino al ’77, quando un calo di vendite spinse l’editore a liberarsi della testata, che venne offerta all’allora principale concorrente, Travel, con cui si “fuse” per diventare Travel Holiday, che chiuse poi a sua volta nel 2003.
Ma a dimostrazione del fatto che chi lascia il segno non muore mai davvero, 37 anni dopo l’ultimo numero il progetto è stato preso nuovamente in mano, stavolta dall’altra parte dell’oceano, in Francia, dove l’agenzia creativa parigina Atelier Franck Durand ha rilanciato Holiday partendo proprio dal punto in cui era rimasto, pubblicando lo scorso marzo il numero 373, prima tappa di un piano editoriale fatto di uscite semestrali e di collaborazioni con alcune tra le firme di punta dell’arte, della moda e della letteratura.
Il nuovo corso di Holiday è partito col vento in poppa, con una buona distribuzione che oltre a Francia e Stati Uniti copre anche paesi come il Belgio, il Giappone, il Regno Unito e il Portogallo (niente di paragonabile alla prima versione del magazine, comunque: oggi l’editoria che funziona è quella di nicchia) e un secondo numero già dato alle stampe e dedicato alla Scozia, con dentro un pezzo di Irvine Welsh.
