Piove. Maledizione piove di nuovo.
L’estate quest’anno non è mai arrivata e si è portata via la possibilità di scaldarsi un po’ le ossa prima dell’inverno.
Il cielo grigio e l’insistente ticchettare delle gocce dell’acqua sul vetro fanno riflettere. Come una clessidra in cui la sabbia scorre piano da sopra a sotto, così la pioggia inesorabile bagna i campi, le strade, le persone che di prima mattina escono per andare al lavoro.
Piove e non sai mai quando smetterà. È il mistero della natura.
Le gocce cadono e si muovono in un ordine che sembra scomposto e infinito, mosse soltanto dal vento che ogni tanto turbina e crea vortici, attorcigliando l’acqua, facendola diventare forma concreta, scomponendo la sua natura effimera in un disegno variabile e mai prestabilito.
Se potessimo ordinare questo caos meraviglioso e naturale che cosa potremmo realizzare? Gocce di alluminio, sorrette da cavi invisibili ma presenti, ordinare con precisione meccanica il non classificabile. Rendere spettacolo sublime l’immensità del fenomeno.
Piove musica e le gocce si radunano danzanti a formare nuovi sogni.