Dall’Anti Mtv Day ai ritratti della scena dark romana degli anni ’80: intervista ad Achille Filipponi, co-fondatore di Yard Press

Achille Filipponi lo conobbi due anni fa, quando mi ritrovai a parlare dell’Anti Mtv Day Book, libro/fanzine che raccoglieva — sotto la copertina disegnata da Ratigher — le foto scattate da Achille durante le 10 edizioni del festival punk bolognese che testardamente, ogni anno, provava a mettersi di traverso, attraverso la musica e la vera controcultura, all’artificiosità mainstream (ma spacciata per alternativa) dell’Mtv Day ufficiale, che tra l’altro resistette soltanto per 9 edizioni, una in meno del sudato, chiassoso e genuino festival antagonista.

Yard Press — giovane casa editrice fondata da Filipponi assieme a Giandomenico Carpentieri e Lina Protopapa — nacque proprio attorno a quel libro, anche se all’epoca si trattava ancora di un progetto in stato embrionale.
Due anni e altre due pubblicazioni dopo, Yard Press è una tra le più interessanti realtà editoriali indipendenti nel panorama attuale, anche grazie all’ultimo curatissimo volume, uscito qualche settimana fa e intitolato Dark Portraits Rome 1982-1985: una raccolta degli scatti realizzati negli anni ’80 dal fotografo Dino Ignani alla nascente comunità dark capitolina.

Di Yard Press, di Dark Portraits e del grande lavoro che è stato fatto per realizzare il libro ne parlo con Achille Filipponi, con cui ho avuto modo di chiacchierare un po’, via web, negli ultimi giorni.
A chi volesse approfondire l’argomento Dark Portraits (tutte le foto pubblicate in questo post si riferiscono proprio al volume in questione) consiglio una bella intervista a Dino Ignani realizzata da Valerio Mattioli su Vice.

***

yardpress_dark_portraits_1
yardpress_dark_portraits_3

Ciao Achille, vuoi raccontarmi di Yard Press? Come nasce il progetto, e come si pone nell’affollato panorama dell’editoria indipendente?

L’idea di Yard Press è uscita fuori un po’ di tempo fa, con la pubblicazione sull’Anti Mtv Day, ma è dopo l’incontro con Giandomenico Carpentieri (graphic designer/art director) e Lina Protopapa (copy editor/translator) che è nata davvero.
Ho avuto la fortuna di aver iniziato questo progetto con persone che stimo per il lavoro che fanno, a prescindere dal fatto che siano un mio amico e la mia compagna.
Condividendo gli stessi princìpi ci siamo posti subito un problema: l’editoria indipendente è diventata una cosa un po’ manierista, snaturata, c’è in effetti una sovrapproduzione di cui abbiamo dovuto tener conto.

E vi siete focalizzati sulla controcultura.

Fin da subito ci siamo dedicati a produzioni che fossero culturalmente sperimentali, non solo “sulla fotografia” ma anche “sull’immagine”.
Stiamo intraprendendo un percorso che privilegi il più possibile i contenuti e non l’auto-referenzialità. Ci interessa la “sacrale utilità” del libro, la sua comprensibilità. Ci interessano i movimenti underground, la controcultura, il concetto di archivio, l’antropologia fotografica. Le monografie ci interessano solo se hanno una forte attitudine sperimentale, non tanto nello stile fotografico, quanto nel modo di intendere il “medium” in sé.

yardpress_dark_portraits_4
yardpress_dark_portraits_5

Anche il secondo volume che avete pubblicato, Ceremony, segue questa linea.

Come ti dicevo vogliamo che le culture underground giochino un ruolo fondamentale nelle nostre produzioni. Ceremony è un progetto sul writing ed è stato presentato all’Istituto Italiano di cultura a New york in occasione di From Street to Art la collettiva curata da Simone Pallotta, con il quale collaboriamo da tempo.
Il libro è ragionato in modo da lasciar trasparire il mondo dei graffiti senza far vedere le due cose in realtà fondamentali cioè i colori ed i pezzi. Si chiama Ceremony proprio per questo, perché non è un libro sui graffiti ma sul rito sociale e antropologico del writing illegale, sul suo significato esplorativo, comunitario e anche un po’ fine a se stesso.
Le immagini del libro sono una selezione di scansioni di foto-ricordo degli album di alcune crew romane degli anni ’90.

E arriviamo a Dark Portraits.

Dark Portraits in realtà nasce perché Giandomenico, nel dicembre dell’anno passato, vide le foto di Dino Ignani alla sua mostra curata da Matteo di Castro e Paola Paleari da St Galleria. Mi chiamò subito, appena vide le foto. Decidemmo di incontrare Dino perché volevamo vedere tutto il suo archivio e farci un libro.
Dino si è mostrato subito disponibile e anche Matteo, che ha coprodotto il libro insieme a Yard.

yardpress_dark_portraits_6

Anche in questo caso c’è stato un gran lavoro di esplorazione di materiale d’archivio.

L’idea fondante è stata fin da subito quella di fare un libro in cui fosse fortissimo il sapore di archivio, un’edizione che avesse un proprio ritmo scandito in maniera meccanica.
Dino è un fotografo che si impegna in lavori lunghi, seriali, realizzati in più anni. Fare un libro “ristretto”, senza proporre il lavoro per esteso, non avrebbe avuto senso.
Le fotografie secondo noi sono importantissime, dimostrano che Roma è stata anche questo in quegli anni. Chi non ha vissuto quel periodo, come noi, ne rimane fortemente sorpreso.

E ne è uscito fuori un volume di quasi 600 pagine!

Come ti dicevo siamo molto incentrati sulle dinamiche sub-urbane e le culture diciamo spontanee e il lavoro di Dino è stata un’occasione imperdibile sotto questo aspetto. Dino ha un linguaggio fotografico tedesco e raffinato e il suo archivio è un esempio unico in Italia, davvero di altissimo profilo: storicizza quella scena descrivendo la sua antropologia, i suoi look, i suoi posti di ritrovo, senza retorica.

Che tipo di lavoro avete fatto sul libro? Mi riferisco sia all’editing che al progetto grafico del libro stesso.

Il libro è da interpretare come una fetta estesa di un archivio ancora più ampio (più di 500 scatti). Quindi l’editing è stato meccanico e la riproposizione su pagina anche: come puoi vedere ogni foto che occupa una pagina singola è preceduta da una bianca singola e così anche per le foto che occupano due facciate, che sono sempre precedute da due facciate bianche, cosa che di per sé sarebbe da considerarsi un errore ma che è invece una “licenza” necessaria.
Anche nel design e nella grafica abbiamo privilegiato l’idea che il libro fosse un corpo compatto e spartano. Il testo è disposto sul finale senza variazioni di corpo o di griglia, per non interrompere il flusso fotografico. Tutto, dalla grafica all’allestimento con cover senza titolo e di misura uguale alle pagine, tende alla formazione di un blocco unico.

Prossimi progetti di Yard press?

Per i prossimi mesi stiamo ultimando tre libri in uscita. Il primo, che si intitolerà A.I.R. (Art is real), è un progetto fotografico sul “cambiamento nel tempo” di un edificio a Roma. Parliamo di un palazzo storico che prima era composto da appartamenti e che si trasformerà in un hotel. Durante il cambio di destinazione lo spazio ha ospitato una collettiva d’arte contemporanea e abbiamo deciso con il proprietario, che è anche un collezionista, di produrre un libro su questo cambiamento, in cui si mescoleranno foto degli appartamenti vuoti, del cantiere, e anche delle opere.
Ad inizio anno poi pubblicheremo una monografia su Borondo, un artista spagnolo che si occupa di arte pubblica e memoria/identità: con lui stiamo riuscendo a portare avanti un progetto editoriale nel quale anche l’artista stesso interagirà manualmente con il libro.

E il terzo?

Il terzo è un progetto editoriale a cui tengo molto perché è stato il primo “pretesto” per cui io e Giandomenico abbiamo deciso di lavorare insieme su Yard. Si tratta di un suo libro di elaborazioni fotografiche tramite l’uso di uno scanner, una pubblicazione oscura sul concetto di inconscio nel ritratto fotografico.
Poi in effetti ci sarebbero altri due libri sull’underground italiano, sono due progetti molto importanti per noi e per scaramanzia, se ancora vorrai, te ne parleremo a cose fatte.

Un messaggio

Frizzifrizzi è sempre stato e sempre rimarrà gratuito. Si tratta di un progetto realizzato ogni giorno con amore e con impegno. La volontà è di continuare a farlo cercando di tenere al minimo la pubblicità. Per questo ti chiediamo una mano — se vorrai — con una piccola donazione. Potrai farla su PayPal.

GRAZIE DI CUORE.