
Vita è una delle più importanti realtà italiane ed internazionali dedicate all’informazione sul cosiddetto “terzo settore”, cioè tutte quelle società private che si occupano però di interessi pubblici — volontariato, ONG, ONLUS, cooperative sociali…
Da ben vent’anni Vita pubblica una sua rivista, nata come settimanale e trasformatasi nel 2012 in mensile.
Trasformazione che ha portato anche con sé una vera e propria rivoluzione nella veste grafica del magazine, affidata a Matteo Riva, graphic designer e illustratore di base a Milano.
Classe 1984, Matteo ha già un lungo curriculum di collaborazioni con testate, aziende e fondazioni (l’inserto La Lettura del Corriere, Quattroruote, Panorama, Mondadori, Unicredit, Telecom, Eni, l’Arancia, Luxottica) nonché per piccole riviste indipendenti come Klat e NuR@ant Magazine.
Il suo lavoro probabilmente più interessante — sicuramente più complesso — è però quello di art director di Vita, che sta svolgendo facendo un grandissimo uso dell’illustrazioni e di alcuni tra i più interessanti talenti italiani in questo settore, utilizzando poi in maniera efficace il web per promuovere l’aspetto prettamente “visual” di Vita, grazie a un tumblr — vitamagazine.tumblr.com — che raccoglie copertine, poster e alcune delle pagine interne del magazine.
Ed è proprio su questo che l’ho intervistato.
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Tu nasci principalmente come grafico e illustratore. Da quanto lo fai? Come hai iniziato?
Potrei identificare l’inizio della mia attività verso la fine del 2010, quando ho iniziato a collaborare con l’allora settimanale Vita. Ogni settimana infatti disegnavo per loro una doppia di infografica su temi riguardanti il sociale (per cui innovazione sociale, welfare, Terzo settore, non profit). La rappresentazione di questo mondo del sociale mi ha indotto sempre di più a dare un taglio “illustrativo” alle infografiche, era una necessità dettata dai temi.
La pubblicazione di questi lavori sul mio sito mi ha poi aperto diversi canali con altri clienti ed agenzie, per cui produco tuttora queste mappe un po’ infografica ed un po’ illustrazione.
Del magazine però ora sei diventato art director, giusto?
Sì, la mia collaborazione con Vita (che ora è mensile) si è evoluta da un anno e mezzo circa in una direzione artistica, e quindi in una splendida occasione per lavorare con altri illustratori.

Il passaggio da illustratore ad art director quindi è stato in qualche modo “naturale”.
Era tra i tuoi obiettivi riuscire a curare la direzione artistica di un progetto editoriale?
Diciamo che art director lo sono diventato per necessità… Serviva ripensare il magazine.
È un lavoro diverso dall’illustratore, meno “solitario”. Serve infatti ragionare in team con direttore, caporedattore e colleghi grafici. Ho dovuto quindi imparare un nuovo mestiere, fatto più di relazioni, gestione, email, al quale mi sono adattato — come dici tu — abbastanza “naturalmente”.
Ti dirò di più: ultimamente ha iniziato a piacermi parecchio!
Com’è prendere in mano un progetto già avviato e con una sua identità e ripensarlo, almeno dal punto di vista grafico? Che tipo di lavoro hai fatto?
È stato un lavoro di ripensamento dentro una tradizione, perché Vita esiste dal 1994.
Per spiegarti meglio ti posso mostrare come esempio come abbiamo ridisegnato la testata, che è per eccellenza il segno di identità del giornale.

La prima testata è stata disegnata dal famoso pubblicitario Gavino Sanna nel ’94 ed è stata conservata fino all’ultimo progetto grafico del settimanale, risalente al 2010, dove ha però subito una lieve modifica.
Nel passaggio a mensile ho voluto preservare questa storia limitando il mio intervento ad un ammodernamento del lettering, convertito a linee più geometriche.
Il risultato è una testata a forma parallelogramma, più funzionale e meno statica delle precedenti.
L’altra decisione progettuale decisiva è stata quella di lasciare il tradizionale colore rosso aprendo a qualsiasi soluzione cromatica.
Nella ri-progettazione hai anche chiamato a collaborare quanto di meglio offre il panorama dell’illustrazione contemporanea, soprattutto italiana.
La prima copertina di Vita versione mensile è del 2012: è una bellissima foto di Andrea Frazzetta virata sul rosso. Avevamo intuito che un magazine di piccole dimensioni come il nostro, per sopravvivere, avesse bisogno di una copertina forte. Operazione appunto riuscita in questo primo numero attraverso il colore. Nei numeri successivi purtroppo questa strada di provare a virare la foto su un colore non si è più concretizzata ed è a quel punto che l’illustrazione ha conquistato lo spazio di copertina.

A chi avete affidato le illustrazioni?
Francesco Poroli è stato l’illustratore a cui abbiamo affidato i primi numeri. Con lui abbiamo veramente costruito da zero questa nuova identità del magazine, studiando un’estetica contemporanea ed aggressiva che ci permettesse di emergere.
Per questo motivo la sua nei primi numeri è stata una collaborazione molto partecipata, proprio perché eravamo ancora alla ricerca di una nostra identità.
Collaborazione che poi vi è valsa anche dei riconoscimenti da parte degli addetti ai lavori.
Sì, ci è valsa un “Merit Award” dalla SPD (la Society of publication designers di New York).
Il tema di copertina era dedicato alla crescita del non profit che, nonostante la crisi globale, era cresciuto del 28% nell’ultimo decennio. Un concetto non certo semplice da sintetizzare…
Il risultato fu che Francesco disegnò questa cover come se avesse dovuto disegnare un manifesto politico vero e proprio, strizzando l’occhiolino a Rodčhenko.
Questo approccio a manifesto (che nel caso di Non profit +28% “urla”: tieni conto che fino all’anno scorso erano tempi difficili per il non profit!) si è ripetuto quest’anno nella copertina dedicata invece alla riforma Renzi sul Terzo Settore — che come potrai vedere esprime invece un contesto positivo, ossia “cambia tutto”.

Poi però avete iniziato a collaborare anche con altri illustratori.
Dopo questa fase di studio, durata circa un anno, abbiamo deciso di aprirci a nuove collaborazioni, affidando la copertina a tanti artisti.
Mi sorprende ogni volta vedere come gli illustratori che abbiamo coinvolto successivamente riescano ad esprimersi con altrettanta grinta, come si può vedere benissimo nella cover di Sarah Mazzetti, in uscita in questi giorni.

Come scegli a chi affidare l’artwork?
Come ti relazioni coi tuoi colleghi illustratori quando affidi loro una copertina o un’illustrazione interna?
Il metodo di scelta ricade spesso su quegli illustratori che si distinguono per energia comunicativa e chiarezza: sono un po’ questi i requisiti per raccontare le nostre storie.
Dopo questo biennio di lavoro con loro ho capito poi che più la commessa è precisa più l’illustratore si esprime al meglio, motivo per cui cerco sempre di produrre un brief chiarissimo.
Abbiamo fatto invece eccezione per i manifesti del ventennale, dove abbiamo lasciato libertà assoluta. Una volta al mese chiediamo infatti ad un illustratore di immaginarsi che cosa sia Vita “vista da fuori”.
È una sperimentazione che sta producendo risultati molto interessanti, sono convinto che ci stia aiutando molto a crescere.

L’idea di aprire un tumblr per valorizzare l’aspetto prettamente visivo di Vita è una tua idea?
Sì è stata una mia idea. Alla fine i social e in generale la rete sono stati uno strumento fondamentale per far conoscere la rivista e per entrare facilmente in contatto
con gli stessi illustratori. Ho quindi integrato la mia strategia digitale con un blog tumblr che raccogliesse le immagini più interessanti del magazine.
Ho pensato infatti che fosse un peccato che certe immagini di qualità (poster Ventennale in primis) che abbiamo prodotto sulle pagine di Vita limitassero la propria esistenza puramente alla stampa cartacea. Tumblr, in tal senso, ha risolto questo vincolo.
Penso poi sia decisivo il colpo d’occhio che crea l’insieme di queste immagini, rende l’idea di quale sia l’immaginario di Vita.
Per te Vita cos’è? Immagina di doverlo raccontare a qualcuno che non ne abbia mai presa una copia in mano.
Questa domanda è assai complicata, conviene che risponda istintivamente, così non ci penso troppo.
Vita è un giornale a cui piace raccontare storie buone, senza rinunciare ad uno sguardo critico e battagliero.
Se dovessi immaginare un poster per spiegarlo forse disegnerei una folla composta da tutti i miei colleghi e collaboratori dentro uno spazio tutto rosso, potrebbe funzionare!
