Poco meno di un anno fa parlai di un gruppo di stagisti inglesi intenti a realizzare una rivista dedicata a quelli come loro, ai precari dell’industria creativa, ai ragazzi alle prese con tesi di laurea e allo stesso tempo in cerca di gloria in qualche studio in cui farsi le ossa.
Il progetto ovviamente non poteva che nascer squattrinato ma grazie a una campagna di crowdfunding di successo il magazine — Intern — poi è nato davvero, ha pubblicato un primo numero che diventato addirittura un’app e ora sta per lanciare il secondo, in uscita a inizio luglio ma che si può già ordinare online.
L’attenzione, come da mission, è rivolta a tutti quei giovani creativi che stanno appena iniziando la loro scalata professionale ma che hanno il talento per emergere: si parla di moda, di fotografia, di design, si intervistano ex-stagisti che “ce l’hanno fatta” e soprattutto si cerca di ampliare il dibattito — già aperto con la prima uscita — sul fenomeno stage, sui pro e i contro del lavoro non pagato e sulle implicazioni a breve e lungo termine di questa moderna forma di “andare a bottega” (che però non raramente si trasforma in vero e proprio schiavismo legalizzato).
le immagini sono un’anteprima del secondo numero; il video mostra invece il primo numero