Di un kolossal formato fumetto finanziato dal pubblico

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Nel mondo del cinema quando hai un progetto ambizioso che necessita di mezzi economici al di fuori della tua portata—e di quella della tua cerchia di contatti—per essere realizzato, inizi a girare per uffici alla ricerca di un produttore illuminato che creda nel tuo progetto e decida di investirci sopra, facendo leva sul probabile (o comunque possibile) ritorno economico e d’immagine. Se sei ancora più fortunato e sai vendere bene l’eventuale portata innovativa della tua idea puoi addirittura sperare di intercettare un mecenate che decida di mettere mano al portafogli non per soldi né per gloria ma per puro e incontaminato amore dell’arte, cosa che credo capiti più raramente di una vincita alla lotteria o di un fulmine a ciel sereno che ti folgora d’improvviso.

Questo capita in tutti i settori, dalla musica all’editoria (compreso il mondo del fumetto), dove di solito il problema maggiore è la distribuzione—trovare cioè un’etichetta o un editore presente in maniera capillare sul mercato—e non la produzione, ma raramente un disco, un libro o una graphic novel hanno bisogno di costose tecnologie per essere realizzati, tecnologie che non possono essere “scalate” verso il basso, al risparmio, in quanto sono parte integrante del linguaggio dell’opera.

Temple

Lùmina, però, è un’eccezione. E lo è su vari fronti dato che l’ambizioso progetto di Emanuele Tenderlini e Linda Cavallini, tuttora in progress, prevede l’utilizzo di una lunga e laboriosa tecnica di colorazione chiamata Hyperflat, che consiste nella scomposizione di un sfumatura in svariati livelli piatti e semi-trasparenti di Photoshop in modo tale da simulare, in digitale, l’effetto di una pennellata sulla tela.

Lùmina è, anzi sarà, il primo fumetto in assoluto ad utilizzare l’Hyperflat (dopotutto questa tecnica, che si chiama così in omaggio al Superflat di Murakami, l’hanno inventata gli stessi autori). E non solo. Sarà pure il primo fumetto ad essere stampato in esacromia—di solito riservata a preziosi libri d’arte—proprio per rendere meglio su carta le sfumature e la brillantezza dei colori.

Lùmina sarà quindi, per il mondo del fumetto, una sorta di kolossal, con i colori e la stampa a far la parte di quelli che per il cinema sono gli effetti speciali, necessari quando è lo stesso scenario narrativo a richiederne l’uso. Scenario che in questo caso consiste in una serie di storie dall’estetica miyazakiana ambientate sul pianeta Lùmina, il più antico dell’universo, fonte primaria di tutte le civiltà esistenti e crocevia di ogni dimensione del multiverso.
Protagonisti della saga due ragazzini terrestri che si troveranno a vivere, come da copione di ogni storia fantasy che si rispetti, le più incredibili avventure, ispirate al mondo dei videogame e a fumetti del calibro di Dragon Ball e Naruto.

Kite and Fruff

Proposto inizialmente a svariate case editrici, in Italia come in Francia—sia Tenderlini che Cavallini hanno lavorato in passato con realtà del calibro di Bonelli, Panini, Mondadori, Delcourt e Ankama—ma ottenendo solo rifiuti o offerte che avrebbero tolto ai due autori il controllo sull’opera, Lùmina non poteva infine che approdare su una piattaforma di crowdfunding (in questo caso la scelta è caduta su Indiegogo) per tentare la strada dell’autoproduzione dal basso, lanciando di fatto una sfida al mercato editoriale tradizionale.

Non è certo la prima volta, in Italia, che un fumetto o un albo illustrato tenta la via del crowdfunding ma un progetto così ambizioso—44.000€ è la cifra che si spera di raggiungere, di cui 16.000€ sono già stati raccolti mentre rimangono 20 giorni ancora a disposizione per la campagna—finora non s’era mai visto.

Comunque vada—spero ovviamente per il meglio—quella di Lùmina oltre che per l’opera in sé è un’iniziativa importante per l’intero settore, capace di offrire al mondo del fumetto una cosiddetta case history per quelli che saranno gli scenari futuri non solo a livello di produzione e distribuzione, come abbiamo già visto, ma anche di comunicazione: insieme ai soliti social e a un blog dove seguire passo passo gli sviluppi di Lùmina, Coffee Tree Studio, realtà fiorentina che si occupa di fund raising, formazione e consulenza e a cui si deve anche il lancio della campagna di crowdfunding, ha aperto un terzo canale per la promozione del progetto collaborando con alcuni magazine online—Bloggokin, Bobos, Picame e noi di Frizzifrizzi—per realizzare interviste e pubblicare materiale esclusivo.

In attesa dei prossimi aggiornamenti non resta che aiutare Emanuele e Linda nella realizzazione del loro sogno editoriale, contribuendo con quanto le tue tasche permettono (basta pure 1€!).

Totem

Tree

Wood

Water

Landscape

Nature

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Nohea

Miriam and Kite

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