Issues | Aint-Bad Magazine

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«Le fotografie che facciamo oggi vivranno per sempre»
È uno dei punti fondamentali del manifesto di Aint-Bad, piccola casa editrice indipendente americana nata con l’intento di promuovere i migliori nuovi talenti della fotografia attraverso libri, stampe e soprattutto con un magazine in edizione limitata di 500 copie, arrivato alla sua settima uscita.

E se le foto vivranno per sempre allora vale davvero la pena fotografare (e istantaneamente pubblicare) in ogni momento qualunque cosa?
Nella società dell’informazione, che sempre di più vive di sole immagini, la sovrabbondanza di input è come una valanga che sommerge tutto, compreso ciò che invece meriterebbe di emergere, e meriterebbe soprattutto più di quei cinque secondi a cui si è ridotta la nostra soglia di attenzione.
«Un infinito, costante e piatto “sgocciolamento” di immagini, ciascuna con la data di scadenza di un giorno o meno», così definisce la fotografia sul web Jörg Colberg, giornalista, critico, curatore e grande divulgatore d’arte fotografica con il suo sito Conscientious.

In un articolo che abbiamo ospitato qualche tempo fa, intitolato Qual è la posta in gioco?, Colberg proponeva un paio di semplici ma efficacissimi quesiti per capire se una foto, o una serie di foto, possano essere considerate arte. Il quesito è questo: qual è, qui, la posta in gioco? L’artista ha rischiato qualcosa (un rischio da intendersi non soltanto come “fisico”)? E io, spettatore, rischio qualcosa guardando queste foto?
Nella maggior parte dei casi—pure quando in gioco ci sono grossi nomi e riviste blasonate—la risposta è evidentemente no. Ma se dalla fotografia vuoi chiedere qualcosa in più che una bella composizione o l’ennesima, furba serie di foto rebloggate da decine di siti allora forse Aint-Bad Magazine (di cui di seguito trovi qualche immagine) è la rivista giusta per te.

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