Il piedistallo vuoto, a cura di Marco Scotini e in esposizione fino al 16 marzo prossimo presso il Museo Civico Archeologico di Bologna, è stata indubbiamente una delle mostre più interessanti presentate durante l’ultima edizione di #ArtCity (quando dal 24 al 26 gennaio scorsi il capoluogo emiliano si è trasformato in “museo diffuso”).
Indagando il panorama artistico dell’Europa dell’Est a partire dagli anni ’60—focalizzandosi però soprattutto sugli ultimi vent’anni, quelli del post-Patto di Varsavia—Il piedistallo vuoto evoca fin dal titolo lo spettro di un’Europa che non c’è più, o meglio di un mondo (dai confini fisici, politici, economici e filosofici ben più definiti rispetto a quelli dentro ai quali cui viviamo oggi) che non c’è più, senza però congelarlo in un’istantanea nostalgica quanto piuttosto esplorandone le evoluzioni, tante quante le frammentate visioni di un’area tuttora in pieno fermento.
Ad accompagnare la mostra una splendida pubblicazione edita da una tra le realtà editoriali più interessanti del panorama attuale, Mousse, che ha ulteriormente alzato il tiro proponendo un volume che va ben oltre il semplice catalogo: nelle oltre 300 pagine de Il piedistallo vuoto le opere, provenienti da collezioni diverse collezioni private italiane, fungono anche da innesco per una serie di saggi affidati a filosofi, curatori e critici.