Raccontare storie al Pitti | Intro

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Da qualche tempo a questa parte “arrotondo” la mia attività di blogger gestire e scrivere per un magazine online come Frizzifrizzi con quella di docente, che svolgo sia durante lezioni o workshop occasionali (ce ne sono stati a Verona, ad Ancona, a Mestre) sia all’università (prima lo IED Moda di Milano ed ora lo IUAV di Treviso). Stando da questa parte della barricata—cioè quella di chi si trova a raccontare al pubblico idee, prodotti, marchi ed eventi concepiti, realizzati, lanciati e organizzati da altri, quindi incarnando la figura dell’intermediario della comunicazione, che riceve o va a cercarsi notizie (metaforicamente possiamo chiamarla fase di acquisto), le “traduce” in base al suo punto di vista (fase di trasformazione) e poi le offre ai suoi lettori (fase di vendita, sempre metaforicamente: qua si legge tutto gratis)—la gran parte dei miei interventi didattici ruota attorno al tema dello storytelling, l’arte di raccontare storie.

Sono più che certo che i miei studenti se li sognino la notte i miei schemini dove spiego che un prodotto (qualsiasi: fisico ma anche immateriale come possono esserlo un marchio o persino un’idea politica) non è solo un prodotto ma un insieme di “cubetti” che rappresentano l’idea e la tecnologia, le persone coinvolte e il territorio, la ricerca e il retaggio—quello che oggi va di moda chiamare heritage e che costituisce—per chi ce l’ha, una solida base dalla quale partire (costruendoci sopra o magari, al contrario, demolendola).
Tutti questi cubetti compongono la storia che, unita alla capacità di raccontarla e diffonderla nel modo più appropriato attraverso i canali giusti, darà una comunicazione efficace e coerente con ciò che si va a raccontare.

Domani, dopo la pausa per le feste, me ne tornerò a Treviso da ragazzi della magistrale dello IUAV, portandomi dietro un po’ di materiale raccolto martedì scorso durante la prima giornata del Pitti Immagine Uomo, arrivato alla sua 85esima edizione. Dentro una pennetta usb stracarica di foto c’è una piccola summa di ciò di cui abbiamo parlato a lezione: diverse tipologie di storytelling applicato a marchi molto diversi tra loro, alcuni nuovissimi, altri con alle spalle anni e magari generazioni di esperienza sul campo. Tutti loro, consapevolmente o meno, mi hanno raccontato una storia: chi ce l’aveva già lì bella e pronta, chi sta cercando di costruirla, chi va a pescarla da altre epoche e altri Paesi, chi prova a innestarne una nuova sopra una vecchia, chi prova a invecchiare quella fresca fresca che ha appena iniziato a vivere.

Da domani, per qualche giorno, posterò qui le “storie” che ho raccolto.

in copertina: dettaglio dell’installazione Rock Me Pitti a cura di Oliviero Baldini

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