Il titolo originale è Книга о вкусной и здоровой пище ma ai tempi dell’Unione Sovietica era conosciuto semplicemente come “Il Libro”. Pubblicato per la prima volta nel 1939, dunque in piena era stalinista, poi rivisto e ri-pubblicato una seconda volta nel 1952 (poco prima della morte di Baffone), il Libro del cibo gustoso e salutare fu una sorta di bibbia della gastronomia russa durante il periodo comunista.
Stampato in oltre 8.000.000 di copie (considerando solo la seconda edizione), venne concepito da Anastas Ivanovich Mikoyan, altissimo dirigente del Partito Comunista che negli anni ’30 passò diversi mesi negli Stati Uniti per cercare di allacciare accordi commerciali con i “capitalisti” in modo da rilanciare l’economia russa. Durante i suoi viaggi Mikoyan esplorò l’universo alimentare americano e al suo ritorno importò in patria cibi in scatola, hamburger e diversi cibi all’epoca introvabili in Russia.
Convinto della necessità di instillare nel popolo sovietico una sana e corretta cultura alimentare, durante la sua permanenza alla carica di Commissario del Popolo per l’Industria del Cibo Mikoyan promosse una serie di riforme, tra cui l’introduzione di un giorno dedicato al pesce e la modernizzazione dell’industria della macellazione della carne. Tra le sue grandi passioni c’era il gelato e cercò con tutte le sue forze di far nascere un’industria gelatiera russa, suscitando pure l’ironia di Stalin, che a quanto pare una volta gli disse: «A Te, Anastas, importa più del gelato che del comunismo».
Insieme agli scienziati dell’Istituto Nutrizionistico dell’Accademia degli Scienziati Medici, Mikoyan realizzò quindi “Il Libro”, un mix tra un ricettario, una guida al galateo applicato alla tavola nonché all’igiene durante le fasi di preparazione, un manifesto della cucina sovietica, un’utopia (visto che la maggior parte degli ingredienti erano comunque difficili o impossibili da trovare per la gente comune) e una reazionaria spinta al ritorno alla cucina domestica, dopo anni in cui il Partito aveva promosso la liberazione della donna dalla schiavitù della cucina (per farla entrare nella forza lavoro insieme agli uomini), incoraggiando la condivisione dei pasti, della materia prima e soprattutto del tempo per prepararli.
Oggi in molte case dell’ex-Unione Sovietica (o almeno tra quelle dei più nostalgici) il manuale è ancora lì, su qualche scaffale impolverato. Ed è possibile trovarne qualche copia nei mercatini di memorabilia e su eBay. Ovviamente è tutto scritto in russo ma le illustrazioni fotografiche — frutto di pesantissimi ritocchi al pennello, mica c’era photoshop! — da sole valgono l’acquisto, con la loro aria retrò, quasi gelatinosa, i cibi dall’aspetto tutt’altro che commestibile, lo scatolame con le etichette esotiche, l’estetica ingenuamente auto-celebrativa.
Dallo scorso agosto, però, dopo tanti decenni è disponibile anche la prima versione inglese, intitolata Book of Tasty and Healthy Food: Iconic Cookbook of the Soviet Union. Si acquista su Amazon.