Neue Grafik

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Molti tra coloro che tengono in tasca gioiellini di tecnologia firmati Apple e che hanno assistito all’evoluzione del design grafico del suo sistema operativo, prima caratterizzato dal cosiddetto scheuomorfismo (cioè tutti quegli accorgimenti estetici che hanno lo scopo di dare a qualcosa l’aspetto di qualcos’altro: vedi l’ultimo residuo scheuomorfico di iOS7, l’applicazione iBooks, dove la libreria virtuale imita in tutto e per tutto una vera libreria) poi passato, per la gioia di alcuni e l’orrore di altri, al “flat design” fatto di icone piatte e font “bastone”, non sanno che le radici del progetto grafico alla base della piccola/grande rivoluzione estetica di iOS non vanno cercate in qualche ultramoderno ufficio della Silicon Valley bensì molto più vicino a casa nostra, nella Svizzera degli anni ’50.

Fu allora infatti che nacque quella che venne poi chiamata la “scuola svizzera”, ovvero lo stile grafico minimale e pulito focalizzato principalmente sull’organizzazione degli spazi e sull’immediatezza e l’efficacia della fruizione (tuttora, quando si vuol realizzare un sistema segnaletico efficace è alla scuola svizzera che bisogna guardare). L’Helvetica, la più celebrata e mitizzata font degli ultimi anni (fin quasi al ridicolo: sull’Helvetica hanno girato film e realizzato ogni sorta di gadget) arriva da quell’irripetibile brodo creativo che fu la scena elvetica a partire dalla metà del Novecento.

Rivista quasi ufficiale di quel movimento fu Neue Grafik, fondata a Zurigo nel ’58 da Josef Müller-Brockmann. Una sorta di bibbia del graphic design e della tipografia dell’epoca (ma come abbiamo visto capace di avere un fortissimo influsso anche sul gusto estetico contemporaneo), scritta in triplice lingua (tedesco/inglese/francese) e a cui collaborarono mostri sacri del settore come Richard Paul Lohse, Hans Neuburg e Carlo Vivarelli.
Neue Grafik uscì fino al 1965 con 17 volumi per un totale di 18 numeri (l’ultimo era un numero doppio) ma visto l’altissimo valore teorico non finì mai nel dimenticatoio e ancora oggi è possibile trovarne—a carissimo prezzo—qualche pezzo dell’epoca.

Dato che non tutti possono permettersi infinite ricerche e salassi economici, l’editore (ovviamente) svizzero Lars Müller ha pensato bene di stamparne una riedizione, disponibile a partire da gennaio 2014 in un box che raccoglie tutti i volumi, per un totale di 1184 pagine + 64, inedite, di commento all’opera.

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