COSA
L’Emilia-Romagna – non me ne vogliano i calabresi all’ascolto – è la mia regione da ormai da 25 anni. Il nostro non è stato un amore a prima vista, anzi ho già detto e ridetto un bel po’ di volte, che all’inizio ho odiato Bologna perché da tredicenne incazzata con i genitori quale ero, quando arrivai in città, mi sentivo una sorta di martire deportata. Poi però mi sono innamorata e, almeno in questo caso, tra alti e bassi, l’amore è assolutamente ricambiato e durerà nel tempo.
Che Enologica è il salone del vino e del prodotto tipico dell’Emilia-Romagna, che racconta la regione e le sue province, in calici (diversi calici), bocconi prelibati, prodotti di eccellenza, rubiconde facce, accenti, tavole opulente i più, forse, lo sanno già.
Quest’anno però la manifestazione si sposta da Faenza, cuore della Romagna, a Bologna e noi di Frizzifrizzi non potevamo non trovare un modo per partecipare.
Saremo, insieme a SpaghettiJunction, media partner della manifestazione; ogni domenica fino al 23 novembre vi racconteremo, grazie all’aiuto di amici vecchi e nuovi: luoghi – a noi spesso molto cari – odori, sapori, colori e volti, invitandovi a partecipare.
E se una crotonese, una bergamasca e un anconetano vi invitano a Bologna per assaggiare l’Emilia-Romagna non potete non fidarvi!
Francesca Arcuri
CHI
Una comunità, questo è il senso di Enologica, non dei solisti, ma un progetto collettivo disegnato e valutato. Il programma si potrebbe leggere come un unico racconto, interpretato e narrato da una serie di protagonisti e coordinato da un abile regista.
Cuochi, giornalisti, artigiani, cooperative, Tutti insieme per raccontare un linguaggio di uno spicchio d’Italia tra Appenino ed Adriatico, che è anche uno straordinario patrimonio di quotidiana qualità, di prodotti figli di un mondo contadino e rurale fatti di una normalità straordinaria.
Questa è la caratteristica principale che vini, alimenti, cucine e storie dello stivale raccontano, una qualità quotidiana, fuori dalla solita inutile retorica aristocratica delle eccellenze.
La provincia, i campanili, il popolare diventano qualcosa da narrare attraverso la faticata operosità di questo spicchio di Italia, un’ottica provinciale orgogliosa e conscia, attraverso le storie dei singoli, di diventare specchio della realtà e del Paese tutto.
Questo è Enologica e i singoli protagonisti, anche molto prestigiosi, in questa inquadratura diventano un po’ meno importanti, si disperdono in un grande racconto collettivo che ha in se passato, presente, ma soprattutto futuro. Una visione!
Alessandro Bocchetti, giornalista e critico enogastronomico
DOVE
Bologna la Dotta, Bologna la Rossa, Bologna la Grassa. E ora anche Bologna Enologica. Forse era destino, forse era inevitabile, ma il racconto del vino e del cibo tipico dell’Emilia-Romagna non poteva che sbarcare prima o poi nel capoluogo della regione. Lo fa portando nel corpo vivo della città il proprio organismo vivente, perché dall’incontro nasca qualcosa di nuovo. Ed è difficile immaginare un luogo più al centro di Bologna e (quindi) dell’Emilia-Romagna di Palazzo Re Enzo, che diventerà il crocevia dell’appassionata comunità di vignaioli, cuochi, golosi e artigiani che animano Enologica.
In quelle sale rimase prigioniero nel Duecento per 23 anni Re Enzo di Sardegna, figlio dell’imperatore Federico II di Svevia e ostaggio illustre dei guelfi nell’eterna guerra coi ghibellini.
La leggenda dice che il bell’Enzo cercò di fuggire persino nascondendosi in un tino con la complicità dell’operaio che riforniva la sua riserva personale. «Scappa! Scappa!», urlò un’attenta cittadina, sventando così la fuga. Come dire: non si sa mai quale storia si possa celare dentro una bottiglia di vino, a Palazzo Re Enzo. Ma la colonizzazione non sarebbe completa se oltre al palazzo non si conquistasse anche la pancia della città. Per questo cuochi e artigiani del gusto riempiranno antiche e nuove botteghe del centro, portando il loro racconto nei vicoli e negli spazi che da sempre appartengono al vino e alla tavola. Tra pescherie, librerie e panetterie. Perché è destino, inevitabile: è così che Bologna si riscoprirà più Enologica.
Marco Bettazzi, giornalista de La Repubblica Bologna
PERCHÉ
«Per fare ricerca e andare avanti è necessario rischiare, perché per vincere bisogna imparare a perdere.» Lo ha detto Giuseppe Palmieri, anima e motore della sala dell’Osteria Francescana di Modena, ad Enologica 2012.
Noi, che siamo perdenti di successo, lo abbiamo preso in parola e abbiamo trascinato Enologica verso un nuovo ciclo bolognese, tutto rischi e sogni, racconto e storia. Eccoci quindi a palazzo Re Enzo, nel cuore della città che è il cuore dell’Emilia-Romagna, con tutta la comunità di Enologica, con la forza e l’entusiasmo di una carovana che si è ritrovata attorno a questo progetto con pochi compromessi e tanta identità.
Abbiamo ripensato tutto per non tradire, perché la storia di questo cambiamento è tutta nella necessità di proteggere e conservare il sapore che Enologica ha avuto in questi anni, il suo essere laboratorio autentico dell’identità, momento vero dove si può vincere, ma anche perdere. Per alimentare questo spirito –la ribellione, l’avventura, la magia, il sogno–abbiamo rimesso tutto in gioco. Vogliamo essere futuro e non passato, vogliamo prendere questa bella identità che ci troviamo per le mani e portarla con noi dappertutto e sempre.
In un film di Pino Solanas del 1993, el Viaje, un ragazzo, di nome Martin Nunca, cerca il padre viaggiando per tutto il Sudamerica senza trovarlo e alla fine del film immagina un incontro con lui. Resta solo e una voce fuori campo recita: «Ormai non cerco più mio padre come una volta, voglio lasciarlo in pace, tanto stiamo insieme lo stesso. Lo porto sempre con me». È una frase illuminante, una frase che parla del padre in senso generale: territorio, lingua, riti, destino. È la verità più bella sull’identità, sul nostro essere inevitabilmente quello che siamo. A tutto questo noi vogliamo aggiungere la libertà assoluta dei sognatori, di quelli che possono anche perdere e pazienza, ci sarà una vittoria più avanti dove le cose contano davvero. Benvenuti ad Enologica 2013!
Giorgio Melandri, giornalista e critico enogastronomico, curatore di Enologica
QUANDO
23-24-25 novembre 2013
orari per il pubblico:
sabato 23 Novembre: 11,00 – 22,00
domenica 24 Novembre: 11,00 – 21,00
lunedì 25 Novembre: 11,00 – 20,00