55DSL | Once Upon a Time in Italy

Due giovani filmmaker sono al computer a lavorare su un film. Un’americanata con pistole, elicotteri e scene da “action movie” girate sul tetto di un palazzo. Frustrati, decidono di pensare ad un progetto diverso.
«Sono stufa delle solite cagate che ci fanno fare loro», dice lei davanti alla finestra luminosa dell’open-space dove vive e lavora con lui (che forse è il suo ragazzo).
«L’Italia va a pezzi e noi dobbiamo scrivere di un americano idiota» dice lui, e va a buttarsi sul divano, affranto.
Finché lei ha l’illuminazione: «Sai cos’è? Dovremmo scrivere di qualcosa che conosciamo».

E cos’è che conoscono due giovani attori che interpretano due altrettanto giovani creativi se non l’argomento principale di ogni discussione tra under-50 e di ogni ironico/sarcastico/incazzato tweet o stato su Facebook da un lustro a questa parte? La situazione dei giovani in Italia, la delusione, la ricerca del lavoro, i colloqui allucinanti, gli stage, gli amici che emigrano…
Da lì in poi assistiamo a tutta la fase creativa del progetto: lo sviluppo del personaggio, la trama. E mentre i due immaginano, noi vediamo la storia di Carlo, così si chiama il protagonista del loro film, che pian piano prende vita in una serie di ironici “quadretti à la Wes Anderson”.

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Once Upon a Time in Italy, questo il titolo del cortometraggio con cui 55DSL presenta la sua collezione FW2013/14 (è la quarta stagione che il marchio italiano sceglie di far realizzare un piccolo film al posto del solito video-lookbook), è un ammiccante ritratto della situazione italiana, girato dal duo di registi Charlie & Joe. Al di là della recitazione “pesante” (recitare è come cucinare: devi saper usare gli ingredienti giusti per far parlare il piatto, sapere dosare per dare un equilibrio al tutto, altrimenti un sapore rischia di coprire tutti gli altri ed è quello che capita quando invece del personaggio “senti” l’attore) e al di là di situazioni e dialoghi piuttosto irreali e didascalici—ma non dimentichiamo che il corto è innanzitutto un lookbook che si sviluppa in forma di storia e il film in questo senso è ben realizzato—il vero punto è un altro.

Il punto è che questo è un film-Matrioska. Come Boris, la serie-tv che raccontava il mondo delle serie-tv.
Chi ha scritto la sceneggiatura e girato Once Upon a Time in Italy si è guardato allo specchio e poi ha semplificato, esagerandolo, il processo creativo che ha portato alla realizzazione del film stesso. Non ci si dimentica nemmeno per un secondo (vedi recitazione “saporita”) che gli attori sono attori e che la storia che i due partoriscono è in un certo senso la loro stessa storia.

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Ci siamo noi, dall’altra parte di uno schermo, che guardiamo il video e sappiamo che si tratta di finzione. Nel video ci sono gli attori che guardano in uno schermo e poi iniziano a fantasticare (ed è uno schermo pure quello) un film di finzione. A un certo punto iniziamo a renderci conto che c’è pure un altro livello, invisibile ma indubbiamente presente: quello di chi il film l’ha scritto e realizzato. Noi, guardando il film, guardiamo come l’ha realizzato chi l’ha realizzato, come in un gioco di scatole. O di strati, che sono quattro:

– spettatore;
– Charlie & Joe;
– i due filmmaker protagonisti del film;
– Carlo, il personaggio inventato dai due filmmaker.

Con gli ultimi due  accomunati dal fatto che tutti—Carlo e i suoi due creatori—indossano pezzi della collezione 55DSL. Che però potrebbero benissimo essere stati addosso a Charlie & Joe quando hanno lavorato al film. O a me e te che oggi lo guardiamo.
Quindi in realtà è Once Upon a Time in Italy il vero protagonista di Once Upon a Time in Italy. Non Carlo, non gli abiti, non il mestiere di girare un film o i creativi in genere, non la situazione economica italiana e le difficoltà delle giovani generazioni a sbarcare il lunario.
Il film è un loop. E forse è questo il vero racconto dell’Italia di oggi.

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