
Tre ristoranti. Quello di altissimo livello, nominato il settimo migliore al mondo. Quello di provincia, tutto bistecche e ali di pollo fritte, decine di posti a sedere, gestione famigliare (e ben 150 anni di storia alle spalle), centro indiscusso di un’intera comunità. Quello messicano, appena aperto da una giovane coppia per cercare di sbarcare il lunario.
Tre ristoranti e tre storie che a un certo punto arrivano al fatidico bivio: lo chef pluri-stellato che si ammala di cancro. Il ristorante di famiglia che, la vigilia di Natale, viene distrutto a causa di un incendio accidentale. La giovane coppia perde la casa e si trova davanti alla possibilità di non riuscire a mantenere la loro bambina.
Non è quel che cucini, è perché lo cucini, recita il sottotitolo di Spinning Plates, documentario che proprio oggi debutta nelle sale americane.
L’intero film ruota tutto attorno a quella frase, che si porta dietro tre sfide, tre storie di riscatto per altrettante vite completamente diverse tra loro ma accomunate dalla medesima passione: il cibo.
Combattere contro la malattia, chiedere aiuto alla comunità per ricostruire una storia lunga più di un secolo, cercare di dare un futuro alla propria famiglia.
Non è cosa ma perché, appunto. E invece che di cibo Spinning Plates avrebbe potuto parlare di qualsiasi altro mestiere ma Joseph Levy, il regista, è appassionato di cucina fin dalla tenera età e a un certo punto della sua vita ha pure pensato di aprire un ristorante con sua madre prima di darsi alla tv: nel 2003 ha realizzato per Food Network una pluri-premiata serie intitolata Into the fire, ambientata nel dietro le quinte di alcuni tra i più importanti ristoranti degli Stati Uniti, compreso il Trio di Chicago, dove all’epoca lavorava Grant Achatz, uno dei protagonisti del documentario.
Nato e realizzato in maniera piuttosto rocambolesca—viaggi continui, la morte del padre del regista durante la produzione, la mancanza di fondi e il provvidenziale aiuto di amici e finanziatori illuminati—Spinning Plates è anche uno spaccato del mondo della ristorazione professionale. Mondo che, secondo Levy, viene parzialmente distorto dai reality della tv: «chef che urlano e mistery box. Non ho niente contro questo tipo di programmi, ma è intrattenimento… è costruito, ed è un quadro incompleto».






