Issues | Monocle Mediterraneo 2013

Giusto qualche settimana fa è uscito il bel numero estivo di Monocle, che come ogni anno ha fatto il punto su un tema fondamentale quanto soggettivo come la qualità della vita, con una classifica sulle 25 città migliori in cui vivere in base a criteri (alcuni dei quali discutibili, ma anche sacrosanti per il lettore medio della rivista inglese, ovvero il globetrotter illuminato, acculturato, vena da esploratore e curiosità da ragazzino; scriveva Rodari in A comprare la città di Stoccolma, una delle meravigliose Favole al telefono dell’omonima raccolta: «ogni bambino che viene in questo mondo, il mondo intero è tutto suo, e non deve pagarlo neanche un soldo, deve soltanto rimboccarsi le maniche, allungare le mani e prenderselo»; ecco l’atteggiamento è quello, con molta grana in più per le spese accessorie…), criteri come la possibilità di fare la spesa o di trovare un ristorante gourmet aperto la domenica sera, qualità e numero di aeroporti. Oltre ovviamente ai “soliti”: clima, tasso di criminalità, scuola, sistema sanitario, trasporti, libertà individuali. Inutile dire che nessuna città italiana si è piazzata in classifica, al cui vertice troviamo Copenhagen, salita di due posizioni rispetto all’anno scorso e seguita da Melbourne ed Helsinki e, proseguendo fino alla 25a posizione, Tokyo, Vienna, Zurigo, Stoccolma, Monaco, Sydney, Auckland, Hong Kong, Fukuoka, Kyoto, Parigi, Singapore, Amburgo, Honolulu, Madrid, Vancouver, Berlino, Barcellona, Amsterdam, Portland, San Francisco e Düsseldorf.

Ma l’estate, quella ufficiale, per i lettori di Monocle arriva solo quando esce Mediterraneo, l’inserto (di niente, visto che esce da solo) formato tabloid che fa il paio con il suo gemello invernale Alpino e che in 62 pagine leggere leggere—da vacanza, appunto—condensa lo stile del magazine più copiato del mondo in un comodo giornale da tenere in borsa.
Ti starai chiedendo: non sarebbe più comoda ancora una versione per tablet? Certo che sì, ma da Monocle puntano ancora fortemente nella carta e Tyler Brûle, il fondatore, *ehm* non crede nell’iPad e nei social network.

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