Quando diventa arte la fotografia di moda?
I curatori della mostra Different Distances non hanno di certo aspettato la Fashion Week in corso per porsi la domanda. Non hanno nemmeno cercato di porre la questione tra atelier e opening parties, piuttosto tra i monumentali palazzi della Karl Marx Allee, la via di rappresentanza della vecchia Berlino Est.
Qui al numero 62 si trova una galleria fotografica, la Swedish Photography, che dedica, fino al 20 luglio, una mostra di immagini di moda di alcune delle più famose fotografe del settore, che guarda caso sono svedesi. Io non lo sapevo.
Conosceva invece queste professioniste il curatore, Greger Ulf Nilson, che durante l’opening della mostra, ha ammesso che per primo non si interessa di moda, a patto che non si convenga che la moda di fatto può essere ovunque. Un’affermazione al limite dell’ovvio in una città, come Berlino, famosa per il suo street style.
La fotografia di moda, svincolata dalla sua finalità commerciale, tolta dalle riviste patinate e appesa a una parete, può cambiare facilmente la sua definizione e diventare arte; può tornare a raccontare una storia e smettere di rappresentare semplicemente un vestito o un accessorio, con relativo prezzo e stilista.
Cinque sono le fotografe coinvolte in questa esposizione: Denise Grünstein presenta donne senza volto immerse nella natura o apparentemente impotenti nella loro perfezione; Julia Hetta racconta creature misteriose ed evanescenti usando una tecnica che ricorda quella della luce nei quadri della scuola fiamminga; Martina Hoogland Ivanow offre atmosfere che combinano realtà e poesia allo stesso tempo; Julia Peirone cattura i momenti fuori controllo delle sue modelle , in cui sono tutto tranne che impeccabili e infine Elisabeth Toll, usa una tecnica più classica nello scatto, ma soggetti spesso surreali e con un grande richiamo all’architettura.
La mia foto preferita?
Quella che ritrae una donna, vestita in abito maschile, sdraiata su un fianco sopra un tavolo, con il volto avvolto nei suoi stessi capelli ramati. Immaginando la sua identità, riconosco la sua eleganza. Ipotizzando la sua momentanea impotenza, riconosco la sua forza.
Quello non è solo un abito, ma la copertina di una storia non solo di moda.