Le Brocche Fondenti

“La palma della mano
i datteri non fa,
sulla pianta del piede
chi si arrampicherà?
Non porta scarpe il tavolo,
su quattro piedi sta:
il treno non scodinzola
ma la coda ce l’ha.
Anche il chiodo ha una testa,
però non ci ragiona:
la stessa cosa capita
a più d’una persona”.
La testa del chiodo
di Gianni Rodari

Non c’è modo migliore di presentare le Brocche Fondenti, progetto che ha vinto il primo premio al concorso Brocche 2.0, che una filastrocca di Rodari.
I tre ideatori del progetto, Monica Maggi, Pippo Marino e Giangi Caffio, tre architetti con la passione comune per cibo, design, fotografia e comunicazione, devono aver pensato lo stesso quando l’hanno inserita nella loro presentazione delle Brocche Fondenti: non c’è nulla di più evocativo e appagante di un buon pezzo di cioccolato accompagnato a una sana e piacevole lettura, come quelle che Rodari ci offre in ogni suo libro o poesia.

Monica mi spiega meglio in cosa consiste il concorso che hanno vinto: “Brocche 2.0 è un concorso di idee per la reinterpretazione in chiave funzionale e creativa della brocca, tipico chiodo fatto a mano, tuttora prodotto in Valle di Ledro, usato per scarponi e sgalmere dalla metà dell’Ottocento fino alla fine del secondo conflitto mondiale. Fine del concorso è la realizzazione di prodotti manifatturieri, sia funzionali che di design destinati al souvenir, che partendo dalla “brocca”, ne reinterpretino il senso e la funzione, ispirandosi a qualunque idea“.

In poche parole le brocche di un tempo, che servivano a rendere più resistenti e sicuri gli scarponi da usare in montagna, hanno ispirato i tre creativi che hanno rielaborato il chiodo metallico in deliziosi chiodi di cioccolato multiuso. Sì, perché tali delizie possono essere infilzate in torte, dare personalità a muffin e gelati, accompagnare un bicchiere di rum o possono essere semplicemente sgranocchiati. A ognuno il suo.

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