Coast Modern

Un viaggio da Los Angeles a Vancouver, risalendo la West Coast in un itinerario alla ricerca dell’eredità dei grandi maestri che hanno contribuito a sviluppare e a definire il cosiddetto modernismo americano attraverso le abitazioni che hanno progettato, quei perfetti esempi di geometrie regolari e razionali, spazi aperti, vetrate che si tuffano sull’oceano o su verdi boschi, studio della luce e grande attenzione all’ambiente circostante che nel XX e XXI Secolo, attraverso il lavoro di tre generazioni di architetti, hanno ridefinito l’estetica architettonica e sociale di una macro-regione come la costa pacifica degli Stati Uniti.

Tutto iniziò con un manipolo di architetti austriaci—due su tutti: Rudolf Schindler e Richard Neutra—sbarcati in America tra gli anni ’10 e gli anni ’20 per lavorare alla corte di Frank Lloyd Wright. Furono loro, con progetti come la Schindler House (Schindler), la Lovell House (Neutra) e l’Ocotillo Desert Camp (Lloyd Wright, andato parzialmento distrutto da un incendio e poi abbandonato già nel ’29) a gettare le basi, per poi ampliarle, insieme ad altri grandi nomi come Charles and Ray Eames, Eero Saarinen, Pierre Koenig, Raphael Soriano e Craig Ellwood con un progetto sperimentale fortemente voluto dalla rivista americana Arts & Architecture che dal ’45 al ’66 chiese ai più interessanti architetti di quella generazione di progettare sulla costa ovest degli USA una serie di abitazioni a basso costo per fronteggiare il boom demografico dovuto alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Il progetto, chiamato Case Study Houses Program (per approfondire segnalo un bell’articolo di Livio Sacchi su rappresentazione.it ed un volume della Tachen, mentre nei video qua sotto—a cura del Getty Research Institute—alcune immagini dei progetti, delle case, delle locations) diventò una pietra miliare nel campo dell’architettura residenziale.

Oggi, epoca di recuperi e nostalgie, il modernismo vive una seconda giovinezza attraverso tutta una serie di libri, riviste e mostre. Ed ora arriva anche un documentario, Coast Modern (che si sperà arriverà prima o poi anche in Italia), concepito e realizzato da due vecchi amici, Mike Bernard e Gavin Froome, entrambi film-makers e designers, che quasi per caso si sono ritrovati ad andare alla ricerca delle case riconducibili all’architettura modernista, andando a bussare a una quantità di porte, a volte semplicemente per godere di una vista mozzafiato, altre per farsi raccontare storie ed impressioni da chi, quelle case, ora le abita.

Il passo tra una ricerca fatta per pura passione ed un progetto che si sviluppa fino a diventare un vero e proprio lavoro spesso è breve ed i due hanno iniziato un vero e proprio tour lungo la West Coast fino ad arrivare in Canada, raccogliendo tantissimo materiale, sulle case ma anche e soprattutto su chi ci vive, arrivando ad una conclusione che se da una parte era facile aspettarsi, dall’altra non fa che ribadire la validità della filosofia modernista: un’architettura pensata su misura sia per chi poi la abita (e uno come Richard Neutra, che addirittura faceva compilare ai clienti dettagliatissimi questionari prima di iniziare un progetto, la sapeva lunga) sia per l’ambiente circostante, è il vero punto d’arrivo massimo per una disciplina che invece, troppo spesso, tende ad imporre dall’alto le proprie visioni artistiche, sociali ed urbanistiche.

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