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Avrebbe potuto far finta di niente ed intitolarlo, con un tocco di esotismo, Scurdammoce o’ passato o, con piglio sci-fi, Addio, e grazie per tutto il pesce e invece Jesse Pearson, ex-direttore di Vice USA, dopo aver rassegnato le dimissioni dall’impero mediatico americano nel 2010, al momento di decidere il nome della sua nuova avventura editoriale ha optato per Apology.

Ciò di cui Pearson si scusa (e neanche troppo tra le righe), a giudicare da quanto si legge nell’articolo uscito qualche giorno fa sul New York Times, è di aver fatto parte di quella cultura, fiorita nei primi anni ’00 nella zona di Williamsburg, Brooklyn [dove ha sede il quartier generale di Vice, n.d.r.] ed aver contribuito a diffondere la cosiddetta estetica Vice.
«Voglio allontanarmi da tutto questo» ha dichiarato Pearson al quotidiano newyorkese «e fare una sorta di ammenda per tutto ciò che è stato».

Un’ammenda che ha preso le sembianze di un trimestrale a carattere letterario, con interviste, saggi, satira, reportage, arte e contributi di giornalisti, artisti e scrittori di fama (nonché di collaboratori ed ex-collaboratori di Vice, tra cui Ryan McGinley e Terry Richardson).
Forse Mr.Pearson non lo sa, ma sta seguendo le orme del suo omologo italiano Federico Sarica che, uscito da Vice Italia più o meno nello stesso periodo, ha lanciato con successo uno dei progetti editoriali più interessanti degli ultimi anni nel panorama editoriale nostrano: Studio, bimestrale ormai giunto al suo dodicesimo numero.

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