Inebriarsi, intossicarsi, bere e fumare, sintetizzare allucinogeni o utilizzare quelli che la natura ci ha regalato. Da sempre l’uomo va fuori di testa: per avvicinarsi a Dio e all’assoluto, per aprire la mente, per trascendere il corpo e la materia, per entrare in contatto con l’aldilà, acquisire super-poteri o semplicemente per dimenticare o divertirsi.
L’ultimo numero di Lapham’s Quarterly, serissimo trimestrale americano che attraverso gli scritti del passato – prossimo o remoto – prova a parlare al presente, attraverso numeri monotematici che trattano dal punto di vista storico l’attualità, semplicemente raccogliendo e pubblicando vecchi testi – dai più oscuri ai più celebri, dai saggi agli articoli di giornale, dalla prosa alla poesia, da quelli antichi a quelli moderni – è dedicato all’intoxication, termine traducibile non con “intossicazione” (poisoning, in inglese) bensì con “ebbrezza”.
Tra un reportage in una fumeria d’oppio nella Londra dell’800 e l’elogio del caffè da parte di Honoré de Balzac c’è spazio per un testo medievale tedesco che prescrive di bere costantemente in modo da scacciare il demonio, oppure per una poesia cinese del 720 dedicata all’alcool.
Non mancano i trip da Lsd raccontati in prima persona da colui che l’acido lisergico l’ha sintetizzato, lo scienziato svizzero Albert Hoffmann, e tra funghetti magici, crack, hashish e marijuana ed erbe allucinogene di ogni tipo, il viaggio – in tutti i sensi e in tutte le direzioni, geografiche, psichiche, temporali – è assicurato.