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Suede
via dei Serpenti 127, Roma
Tel. 06 89533677

Io e Fabrizio, come gli uccelli migratori, ci incontriamo a cadenza stagionale.

Non nei cieli. Magari qualche volta sui treni o davanti alle macchinette dei biglietti in una delle stazioni – Firenze, Milano o Roma – che durante le fiere si riempiono di nostri simili, o simuli, o magari somali, volubili, sviliti ed avviliti, a volte sterili, esili, facili, altre più versatili, elastici, volan via per viaggi etilici, presi nei loro vortici esotici, selvatici, isterici, amletici, puri teorici, personaggi storici, eroici, omerici, qualche volta ai vertici, mosaici di troppi stili, di tanto in tanto vili, quando non servili, ma sempre coi fucili, le braccia piene di monili, le scarpe sembrano badili, non li capisco forse parlano in swahili…

E mentre mani altrui si stringono (mentre le altri mani chissà a cosa pensano? visto che siamo in tema, o meglio a ritmo), tacchi tacchettano, accenti si mescolano, sigarette s’accendono, telefoni squillano e voci poi rispondono, io e Fabrizio ci abbracciamo. Lui coi sui baffi all’insù, io con la mia (s)barba disordinata.
Fabrizio ha gli occhi che gli brillano. Sempre. E progetti che li vedi passargli da una parte all’altra del cervello poi scivolare sotto pelle, fare il giro e ritornare in cima a quella sua capoccia pelata mentre valuta, si guarda attorno, si prende un sorso d’aria e sputa fuori idee, che non sono mai quelle che lottano per la pole-position cerebrale mentre se ne sta lì a parlare con te, ma altre che a suo tempo ha già selezionato, shakerato, decorato e infine digerito, quasi si preparasse un cocktail con gli input che gli arrivano e poi te lo servisse tempo dopo, una volta certo di farti bere roba buona.

Suede

Fabrizio aveva un negozio, Beaverton, aperto e chiuso (non proprio, poi ti spiego) in tre anni netti (d’orologio), in zona Monti, a Roma.
Tre anni durante i quali – lui, maniaco di sneakers, l’ho pure intervistato – si è fatto un nome ed il suo spazio, seppur piccolo, è diventato praticamente un punto di ritrovo tra i fattoni delle scarpe da ginnastica come lui.
E però negli ultimi tempi, negli ultimi incontri tra eterni migratori, m’era sembrato che dietro a quei baffetti qualcosa fosse cambiato: un sorriso nuovo. Di quelli che hanno i visionari che sanno già cosa succederà dopo.

E Fabrizio lo sapeva cosa sarebbe successo. Aveva tutto chiaro, tutto pronto, tra l’orecchio sinistro e il destro. Bastava solo iniziare a farlo. E un giorno Fabrizio l’ha fatto.
Ha chiuso (in effetti no, piuttosto ha trasformato) il suo covo in via dei Serpenti e, tempo qualche settimana, ha riaperto poco più in là, sulla stessa via, una tana tutta nuova: Suede (sito in costruzione: per ora accontentati della fan page su fb), naturale evoluzione del vecchio Beaverton – che nel frattempo si è trasformato in outlet .

Se Beaverton era IL posto, a Roma, per chi impazziva per le sneakers, Suede fa un salto in avanti: sneakers in edizione limitata o limitatissima, rarità, ma anche e soprattutto un mondo intero – quello urban – rappresentato da una scelta di marchi e di pezzi più ampia, da una selezione di riviste internazionali, libri d’arte, uno spazio espositivo e live-set ad animare le serate.
E se non dimenticherò di ricaricare l’orologio, vedrai che tra tre anni sarò di nuovo qui a parlarti della prossima tappa.
Fino a qui tutto bene, diceva Hubert. Da qui in poi di bene in meglio, aggiunge Fabrizio, mentre si arriccia le punte dei baffi.

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