Lo scorso febbraio CityVision Mag, magazine romano ma dal respiro internazionale, dedicato all’architettura e alle visioni urbanistiche per il futuro prossimo venturo, ha lanciato un concorso che chiedeva ai partecipanti di immaginare la New York del domani, tenendo conto dell’effetto che tempo e spazio potrebbero avere sul contesto urbano, sull’architettura della città, sui suoi stessi abitanti.
Al concorso hanno preso parte ben 151 progetti, provenienti da 32 Paesi diversi: una quantità incredibile di idee e soprattutto di punti di vista differenti, che già da soli potrebbero diventare un compendio di potenziali soluzioni sui quesiti che in tempi non troppo lontani richiederanno soluzioni efficaci: sovrappopolazione, esaurimento delle risorse naturali, carenza di cibo ed energia, cambiamenti climatici, convivenza in spazi ristretti, conservazione dei beni artistici e culturali, nuove forme di governo.
Il prossimo 12 ottobre, un evento celebrerà contemporaneamente i vincitori del concorso, i due anni di CityVision e l’uscita del settimo numero della rivista.
Unknown, questo il titolo, sarà ospitato negli spazi dello studio/galleria Come Se, a Roma, dove andrà in scena anche la Pecha Kucha Night, format giapponese diffuso in tutto il mondo che consiste in una sorta di festa durante la quale giovani designers ed architetti si incontrano, fanno rete, e presentano i propri progetti.
Di seguito i due progetti vincitori ed il Farm Special Prize.
QUANDO: 12 ottobre 2012 | 19,00
DOVE: Come se | via dei Bruzi 4, Roma | mappa
*** PRIMO PREMIO ***

Partendo dalla celebre copertina del New Yorker del ’76 realizzata da Saul Steinberg – ironica critica alla newyorkcentricità degli abitanti della metropoli americana, che in una sorta di boriosa ignoranza geografica considerano ciò che c’è oltre il fiume Hudson come degno di poca attenzione –
E. Giannakopoulou, S. Carera, H. Isola e M. Norzi immaginano una Manhattan trasformata in enorme, efficiente, bellissima discarica e fonte alternativa di energia, un’isola dove dei grattacieli rimangono appena gli iconici tetti e dove solo Central Park viene lasciato intatto, come una sorta di monumento, mentre la popolazione si sposta nei sobborghi.

*** SECONDO PREMIO ***

Nella visione di Enrico Pieraccioli e Claudio Granato New York diventa una sorta di Pompei contemporanea, monumento della megalomania dell’uomo e modello urbano superato in un’epoca – quella futura – nella quale cambiamenti climatici e le naturali quanto drammatiche trasformazioni del pianeta ci costringeranno a ripensare società ed urbanistica. Grazie alla rivoluzione digitale già oggi (e ancora di più nei prossimi decenni) la città non coincide più con il suo spazio fisico ma con le connessioni che da essa e attraverso di essa si espandono.

*** FARM SPECIAL PRIZE ***

Il progetto di Miles Fujiki è forse quello più politico: un luogo della mente con una propaggine fisica circoscritta in uno spazio ben preciso della città – un palazzo tra Lafayette e Great Jones. Una fucina di artisti, sognatori, scrittori, storici, futurologi, mistici, architetti, archeologi urbani, skaters (!) confluiranno in una sorta di comune che prenderà il nome di Institute for Imagining New York, incarnando l’inedito (per una società basata sul profitto e la speculazione) ruolo di reattore immaginifico, all’interno di una futuristica costruzione autosufficiente degna di un film di fantascienza.
