Lydia Lunch è uno di quei numi sacri dell’underground americano che pure se non sarà ricordata per alcun capolavoro fondamentale è comunque già entrata di diritto nei libri di storia in quanto personaggio chiave della scena cuturale newyorchese degli anni ’70 e ’80, di quelli che prima o poi arrivi a conoscere passando per vie traverse (vie che possono chiamarsi Sonic Youth, Nick Cave, James Chance, Alan Vega, Einstürzende Neubauten, Henry Rollins e Richard Kern… e se sei tipo dai gusti musicali schizofrenici come il sottoscritto prova ad aprire iTunes, inserisci il nome nel campo di ricerca e vedrai che la trovi).
Performer, musa, musicista, attrice, scrittrice, Lydia Lunch è celebre anche per i banchetti sui generis che preparava per i suddetti amici utilizzando le prime cose che trovava a portata di mano (e qua potrebbe nascere l’idea di un progetto parallelo: una ricerca iconografica sulle magnate della scena no-wave newyorchese dell’epoca), banchetti che ritornano in forma di racconto nel libro di “ricette edoniste” della Lunch intitolato The need to feed (che è pure il titolo di un suo pezzo), in uscita il prossimo settembre per Rizzoli New York.
Nella lunga carriera dell’artista, dopotutto, mancava solo un libro di cucina, considerando anche il fatto che – nomen (d’arte) omen – Lunch significa pranzo, nomignolo affibbiatole dai membri del gruppo punk dei Dead Boys per il fatto che Ms.Lydia Kock (così all’anagrafe) era solita fregar loro da mangiare.