7am | Alberto Moreu

7 opere e 7 domande, alle 7 di mattina, a fotografi che si svegliano presto o non sono ancora andati a dormire.
Oggi è la volta di Alberto Moreu.

Ciao Alberto, quanti anni hai e di dove sei? Da quanto scatti foto?
Ciao Ethel, ho trent’anni, vivo a Udine e scatto foto su pellicola da pochi anni, neanche cinque, da quando ho ritrovato la Zorki del nonno in un cassetto, questa copia russa della Leica che pesa due chili, regalata da un marinaio.

La tua attrezzatura?
Zorki4, Rolleicord solo con cavalletto, per un lungo periodo che ho adorato, e la Yashica T4 ora, gentile prestito di Federico Ferrari (che mi ha insegnato quasi tutto) e grazie alla quale ho ridefinito il mio stile, anche se è ora di fare un passo, e abbandonarla.

Cosa fai quando non fai foto?
Disegno. E ridisegno. Tutto quello che posso. Non con la matita.

Descrivimi la tua stanza.
Sono in affitto, in un’appartamento. Tutto piuttosto semplice, con poche cose e molti libri e riviste e stampe e cose appese, che sono l’unica cosa che mi piace accumulare. Per il resto, voglio esser libero di mollare tutto e andare.
Niente zavorre. Ora che ci penso, vale lo stesso per le macchine fotografiche.
Mi piace iniziare da zero, ecco.
Cambiare tutto all’ultimo momento, e poi rifare tutto, diverso. E quando sono soddisfatto, passo ad altro.

La tua macchina fotografica pesa quanto…
Pochissimo. La T4 è la mia coperta di Linus.

Se il tuo immaginario fosse un film? O un libro?
Libri. Fino a un po’ di tempo fa avrei pensato “Mezzanotte tutto il giorno”
di Hanif Kureishi, o l’Odissea di Omero. Ma è impossibile, ridefinisco
il mio immaginario di continuo. Quello è già passato.

Un fotografo/a che mi consigli di tener d’occhio?
Non potendo citarti Federico Ferrari e Andrea Arduini, che tieni già d’occhio, direi Alice Rainis, multi-talento, multi-creativa, occhio da invidiare, fa sembrare tutto facile e Martina Giammaria, poliedrica e capace di cambiare stile mantenendo qualità.

Un messaggio

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