The book is on the table | Hunter S. Thompson

In una celebrazione congiunta di 1 aprile e – in ritardo (com’è giusto che sia) – della Giornata Della Lentezza, nonché per coerenza con i temi che caso ha voluto proporci questa domenica, ripubblichiamo un The book is on the table uscito giusto un anno fa.

HELL’S ANGELS | ShaKe 1998 | amazon
PAURA E DISGUSTO A LAS VEGAS | Bompiani 2006 | amazon
MEGLIO DEL SESSO | Baldini Castoldi Dalai 2009 | amazon
CRONACHE DEL RUM | Baldini Castoldi Dalai 2007 | amazon
SCREWJACK | Baldini Castoldi Dalai 2008 | amazon

Ogni paese produce i suoi artisti. Ogni cultura fabbrica i suoi poeti, i suoi narratori, i suoi cineasti, i pittori, i critici, i bastiancontrari, i comici, gli zerbini (serve una certa forma d’arte anche per quello)…
Da noi non sarebbero possibili un Melville, un Poe, una Brontë (figurati tre!), un Pynchon o un Bukowski, e i (numerosi) tentativi di emulazione puzzano di brodaglia quanto un reparto geriatria dell’ospedale, roba che te ne accorgi anche senza aver mai letto un libro in vita tua.
Ma soprattutto non abbiamo mai avuto né avremo mai un Hunter S. Thompson.

100% made in/of USA: scoria ipertossica del sistema, principe della contro-cultura, sublime parassita che in epoca pre-internet faceva il troll via fax (e addirittura con il presidente), giornalista sportivo, post-freak, pre-unsaccodicose, bravissimo fotografo, marxista feticista delle armi da fuoco, candidato sceriffo repubblicano, inventore del giornalismo Gonzo ovvero l’equivalente su carta stampata di quello che nel mondo dei videogame è uno sparatutto in prima persona.
In altre parole, il DOC. O Raoul Duke, Paul Kemp, Raoul Puke. Quello che si è sparato un colpo in testa sei anni fa ed ha lasciato un biglietto d’addio intitolato Football season is over, che recitava:

No More Games. No More Bombs. No More Walking. No More Fun. No More Swimming. 67. That is 17 years past 50. 17 more than I needed or wanted. Boring. I am always bitchy. No Fun — for anybody. 67. You are getting Greedy. Act your old age. Relax — This won’t hurt.

I funerali, poi, glieli ha pagati Johnny Depp (che gli ha dato la faccia in Paura e delirio a Las Vegas e il personaggio gli è piaciuto così tanto che ha deciso di tenerlo pure per Willy Wonka e Alice): sul conto della sua carta di credito sono finiti un cannone disegnato dal DOC  in persona e i fuochi d’artificio blu, rossi, bianchi e verdi sparati fuori insieme alle sue ceneri.

Veniamo a noi: scrivi? vuoi scrivere? vuoi fare il giornalista? Non leggere Thompson è come fare il critico musicale senza aver mai letto Lester Bangs.
O essere stato adolescente senza aver mai avuto voglia di uccidere i tuoi genitori.
Ci siamo capiti.

Ma passiamo ai libri.
Se Paura e disgusto a Las Vegas (perché so che inizierai da qua) nell’immaginario comune è riassunto da un paio di scene del film – dove il disgusto lascia il posto al delirio – ovvero quella della lista di droghe e quella dell’adrenocromo,

memorabili, da “do not try this at home” (anche perché saresti il solito sfigato, ma con meno neuroni, e non faranno mai un film su di te: lo dico da sfigato con meno neuroni), il libro in realtà è ben altro: la deriva di una cultura, la società di plastica, l’ipocrisia borghese. E su tutto la critica di Thompson, che equivale ad inchiodare a 180 all’ora in autostrada e a mettersi di traverso sulla corsia di sorpasso. Con lo sguardo da torero negli occhi.
Leggi. E sghignazzi. E leggi. Uno dei pochi libri dove non devi porti il problema della colonna sonora.
Va bene tutto. Da Beethoven a Nek passando per Cristina D’Avena o Lady Gaga. Tanto chiunque, per le prossime due settimane, ti sembrerà una scimmia che crede di essere il primo ministro (e qualcuno lo è davvero). L’unica soluzione è lanciare noccioline e smascherare il buffone.

Ma prima di imboccare l’autostrada strafatto di qualsiasi cosa ti conviene farti un ben più tranquillo giro in moto, da passeggero, con il Dott. Gonzo che va ad esplorare il mondo degli Hell’s Angels in un reportage (ed è una vergogna che non gli abbiano dedicato neanche una pagina wikipedia in italiano…) sul campo come raramente se ne trovano in questo pezzetto di mondo a forma di stivale.
Anni ’60, giacche di pelle, vomito che puzza di birra, pusher e scazzottate: la prima grande critica al sogno americano da parte di un Thompson allora appena 22enne ma già “carta carbone” – senza filtri, censure, metri di giudizio, schemi morali: in mezzo, letteralmente, all’azione, come appunto la carta carbone che il Doc usava ossessivamente su ogni foglio sul quale batteva a macchina – di una società che attraverso i media elimina il corpo estraneo prima puntandogli contro i riflettori, poi attraendolo con tanti specchietti colorati e infine assimilandolo e digerendolo. Senza cagarlo via, però: la cultura mainstream non butta via niente – meglio far macerare, sul fondo, per poi andare a recuperare qualche anno dopo in forma di revival. Mettiti contro di me e ti disinnesco a vita (almeno che tu non sia Mr. Hunter Stockston)

Quindi forse è il caso di andarsene da qualche altra parte. Magari a Puerto Rico, per starsene più tranquilli, e lavorare in una scalcagnata redazione di alcolizzati, essere l’immoto centro di un mondo che ti vortica attorno: allunghi la mano e prendi quello che puoi, cercando anche di tapparti gli occhi più che puoi, o al limiti stordirti per dimenticare. Più. Che. Puoi.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. Anzi no, verrà Johnny Depp – ancora – e farà la tua parte: il film tratto da Cronache del rum, primo romanzo di HST ma pubblicato solo a fine anni ’90, uscirà in autunno e se farai in tempo a leggere il libro prima dell’uscita nelle sale morirai come me dalla voglia di vedere come sarà la Chenault interpretata da lei. Credimi sulla parola.

E gli altri due?
Se Hell’s Angels è la puzza di benzina e di grasso, Rum’s Diary lo dice il titolo, e Paura e disgusto/delirio è il megaviaggio su un tappeto volante costruito con cartoni di lsd, Screwjack è un aperitivo. Mentre Meglio del sesso è l’amaro, ma da prendere rigorosamente già da ubriaco, durante una partita a carte in un circolo anziani dove tutti parlano di politica mentre un tizio che non conosci e che somiglia paurosamente a Johnny Depp continua a tirarti palline di carta in faccia e a guardarti con aria perversa la ghiandola pineale.

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