La tesi di laurea: l’ultima tappa del percorso di studi di ogni universitario, sicuramente la più sudata e complicata (intoppi e complicazioni sono sempre dietro l’angolo), ma anche la più sentita e gratificante; è il tuo unico pensiero per una serie interminabile di mesi e alla fine, quando il rilegatore te la mette tra le mani, il tuo cuore si gonfia di orgoglio (se non hai ancora provato la maternità-paternità, ti senti come se stessi tenendo in braccio per la prima volta tuo figlio).
Così si saranno sentite anche Sara Colautti e Serena Federici alle prese con il loro Libro Tattile, nato da un’intuizione che ha provocato una serie di domande alle quali hanno provato a dare una risposta: pensando a come le immagini viste nell’infanzia condizionano disegni e fantasia, si sono chieste “e chi non vede? Da cosa è condizionata la sua fantasia? Ci saranno immagini nella sua memoria?”.
Fu così che le due studentesse iniziarono la ricerca che le ha portate a conoscere a menadito i libri tattili già esistenti e i loro autori, a mettere alla prova il proprio tatto e la propria percezione, lasciando per un po’ in standby la vista e ad entrare in contatto con persone che le hanno guidate e fatte riflettere su tutto ciò (il loro percorso è descritto qui). Una volta chiarito il background di partenza, è arrivato il momento di individuare il tema del libro e le autrici hanno scelto di raccontare qualcosa che fosse loro particolarmente vicino: la loro amicizia, con i suoi alti e bassi, i momenti belli e quelli bui. In realtà ciò non trapela chiaramente durante la lettura, viene anzi lasciato libero sfogo all’interpretazione di chi si trova a sfogliare, a toccare, a vivere le pagine (i due protagonisti sono di volta in volta dei cuori, foglie, impronte e via dicendo).
Il progetto è stato realizzato letteralmente ad occhi chiusi, ciascuna bendava l’altra e si lasciava guidare dalle proprie mani e dalle sensazioni che queste trasmettevano. Il risultato è un libro che può essere letto sia da un non vedente (oltre ai caratteri alfabetici, il libro è scritto anche il braille), che da un ipovedente (grazie al colore bordeaux che crea contrasto), che da un vedente, che può provare a leggerlo senza utilizzare la vista, lasciandosi invece guidare solamente dal tatto; il testo è accompagno da una guida alla lettura che fornisce qualche informazione in più e invita i fruitori a “colorare, personalizzare, immaginare, muovere, scoprire…”.
Al momento non è ancora possibile acquistare il libro, ma se siete interessanti a questo bel progetto, potete seguirne l’evoluzione sul suo blog.