C&B Homeworks | altre serie tv per far passare l’inverno

Altre perché 20 te ne avevamo già consigliate & sconsigliate.
Winter is coming. Anzi, già è quasi passato. E noi tiriamo fino a primavera a suon di serie.

Black Mirror

Il futuro, ma non quello di tra cento anni e odissee nello spazio. No, quello di tra massimo – e dico MASSIMO – dieci anni.
Tre episodi fulminanti, scritti con l’oro nella penna e il genio nel cervello (a proposito, i tre nomi che si nascondono dietro questi tre gioielli made in U.K. sono Shane Meadows, Steven Moffat (sceneggiatore tra gli altri di Tin Tin) e Charlie Broker. E noi gridiamo al miracolo per Boris. Evvabbèddai).

La trama del primo
Una rampolla (!) della Regal Famiglia inglese viene rapita. Il rapitore carica su Youtube un video con la richiesta di riscatto: no soldi, il riscatto è un tantinello più fantasioso: per salvare la ragazza il Primo Ministro dovrà copulare con una scrofa in diretta televisiva (che vabbè, in Itaglia gli avrebbero riso dietro che il nostro l’ha fatto per 18 anni senza manco il ricatto. tu-tun-chaa). Cioè proprio fare all’amore sessuale con un maiale. Tutti i disperati tentativi di trovare la ragazza o perlomeno falsificare il video (in CGI) vengono annullati SOLO per colpa dei social network… Il resto, è come dire, bestiale.

La trama del secondo
In un futuro distopico e dispotico non esiste più l’energia naturale, e a produrla sono milioni di cyclette con sopra gente che “te l’avevo detto che fare spinning sarebbe servito prima o poi”. Per “pacare” gli animi di fronte a questa nuova forma di schiavitù, il Big Brother mette su un diabolico Talent Show (tra i giudici un divertito Rupert Everett): si pedala una vita per acquistare crediti, facendo contento il proprio avatar, si spendono i crediti per mangiare o vedere i programmi in tv grandi come tutta la stanza che se chiudi gli occhi ti costringono a riaprirli, si spendono per potersi esibire nel Talent Show: se si vince si viene sollevati dalla pedalata vitalizia. Un giovane e una giovane tentano la fortuna… con risultati distopici e dispotici. Lui è il Joker di The Fades, lei la burrosa Lady Sybil.

La trama del terzo (il migliore)
Facebook non esiste più, nel senso che non esiste più sul web, perché in effetti è direttamente impiantato nel cervello: tutti hanno una sorta di immenso HardDisk sottocutaneo (grande come un fagiolo) in cui registrare, salvare, condividere i propri ricordi (ricordate Strange Days? Un passetto più avanti.) Viene da sé che il concetto di “bugia” non esiste più neanche lui (- Dove sei stato fino a quest’ora? – Alla riunione, tesoro! – Fammi vedere il ricordo della riunione! Ora!) e che metà della vita la si passa a registrare ricordi, l’altra metà a rivederli, sia su schermo, sia direttamente via retina (l’implicazione sessuale è chiaramente esplorata). Una coppia scoprirà che avere la possibilità di mostrare su uno schermo i propri ricordi ed essere gelosi non sono cose che vanno proprio a braccetto… (Attore bellissimo e destinato a cose grandi, Monciccì Kebbel.)

Tre shots ai confini della realtà 2.0 favolosi (forse il secondo un tantino visto, ma ugualmente piacevole) che mettono davvero un senso di inquietudine profondo: perché quando vedi le astronavi, gli alieni, gli scambi di faccia e tutte quelle cose spaziali ti dici sempre: “vabbè, figurati, morirò prima di vedere tutto questo” e invece nei tre episodi di Black Mirror (che poi è lo schermo che avete davanti, guardatelo bene, lo vedete no che è nero!) sono un futuro che non è proprio domani, ma dopodomani sì. E, ancora più inquietante, nessuno fermerà questo processo di alienazione dalla realtà, nessuno: è già radicato, è già avviato da anni, e Orwell non era uno scrittore, era John Titor. Amazing!

Questi tre prodotti televisivi (ognuno con la sua peculiarità, tutti accumunati da una capacità di scrittura sublime) mi hanno fatto pensare (ancora e ancora. e ancora.): ma c’è una cosa che sappiamo fare nel nostro Bel Paese? C’è un singolo campo “creativo” dove siamo capaci di osare? Se chiedo ad un artista, un musicista, un regista, un’illustratore, un [insert here campo di tuo interesse/professione], se chiedo a chiunque, qualsiasi sia il suo campo (fosse anche la ricerca scientifica, fosse anche l’artigiano carpentiere, che ci vuole creatività pure lì), se è felice, se riesce ad esprimersi come vuole, se il Paese è recettivo, lui/lei mi risponderà: ma mi prendi per il culo?
E allora – rimanendo in TV – Romanzo Criminale è davvero il massimo che ci è concesso? Eppure secondo me c’è lo spazio, nei cervelli lobotomizzati degli spettatori – per un po’ di coraggio in più. Ora che siamo carichi di serie TV straniere, perché non possiamo avere anche noi una serie fantascientifica? (Black Mirror dimostra che non ci vuole poi questo grande budget). Forse non mi metto nei panni della casalingua di Voghera che vuole essere lobotomizzata? Forse ho a che fare con gente che le serie Tv se le vede in streaming e invece la maggioranza degli spettatori è poi quella della cena con le teste girate verso lo schermo?


Ho comprato questo, un Atlante Illustrato dell’Orrore che ci è passato davanti allo schermo per anni (compratelo!) e nello stesso tempo ho dato via la mia TV mesi fa (dicono tutti così no: “io la TV neanche l’accendo”) eppure, sfogliando il libro, vedendo le serie prodotte in un Paese che dài, ha anche i suoi bei problemi, le sue realtà idiote, insomma mo non è che in Inghilterra so’ tutti geni, eppure queste tre serie sono Cinema, ma sul piccolo schermo. E poi pensavo alla TV come TATA, (dio, quanta televisione ho visto io! Tantissima. E mi ha formato, come spettatore intendo, no?) e mi sono accorto che c’è una missione programmatica e antropologica per cui non si fanno proprio le serie scritte bene: perché chi le guarderebbe, le capirebbe, le promuoverebbe non sta più davanti alla TV. L’ha abbandonata anni fa, o l’ha data via come ho fatto io.
Lo spettatore intelligente non c’è più, perché non si facevano più programmi intelligenti, perché non c’erano spettatori intelligenti a guardarli, e non c’erano perché non stavano più davanti alla TV, e non ci stavano perché… Un serpente (anzi un biscione) che si mangia la coda. Un piccolo scherno. Banale? Ma certo! La banalità, quando si parla di TV, è di Casa. Vianello. Pubblicità!

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