Paolo Cattaneo preferisce esser chiamato Paolo Immaginario, perché di Cattaneo ce ne son troppi e invece lui è unico (lo dico io, non se lo dice da solo, ché l’umiltà è dalla sua come pure quel provincialismo un po’ naïf che all’hipster medio potrà pure sembrare una posa ma posa non è e che quando sei bravo come lui può essere l’unica corda, bella spessa, che ti tiene ben attaccato per terra – con i piedi, la testa la s’intende sempre libera d’andarsene a svolazzare via, ci mancherebbe). Unico e immaginario, appunto. Con uno stile, nel disegno e nel racconto, che sembra un binocolo puntato fuori dalla finestra di un appartamento qualunque di una periferia qualunque: t’affacci sul cortile interno e vedi il tuo vicino dall’alto, trascinarsi a vivere nella sua scatoletta chiamata stanza, il tappeto pieno di graffette, le ditate sullo schermo di un pc, un libro con la copertina sottosopra; t’affacci sul nulla incolto dietro casa tua, non ancora passato a edificabile, e spazi lontano tra le erbacce e i fazzoletti di carta e i tappi delle Beck’s poi vai al tavolo da disegno e dai dettagli costruisci un mondo. Che s’allontana da te come i pali della luce per arrivare chissà dove, facendoti credere di essere il centro del mondo.
QUANDO: 28 febbraio – 11 marzo 2012
DOVE: Libreria Inuit | via Petroni 19/c, Bologna | mappa