Chà Tea Atelier ed Emozioni3: imparare a fare il tè come da tradizione orientale

“il cuore della Cerimonia consiste nel preparare una deliziosa tazza di tè; disporre di carbone in modo che riscaldi l’acqua; sistemare i fiori come fossero nel giardino; in estate proporre il freddo; in inverno, il caldo e dare a coloro con cui ti trovi ogni considerazione”

Sen No Rikyū
monaco buddhista e riformatore, nel XVI secolo, della cerimonia del tè

E’ inverno, cosa c’è di meglio di bollenti bagni e fumanti tazze di tè?  Io so che voi credete di saper fare del tè (come lo credevo anche io prima dell’esperienza di sabato), che ci vuole? Si prende dell’acqua, la si mette a scaldare e infine ci si inzuppa dentro la classica bustina lasciandola a mollo per un po’. Ebbene, se ci fosse un orientale vicino a voi in quel momento probabilmente vi prenderebbe a schiaffi; subito dopo l’inchino, come da tradizione.
Visto che Cina o Giappone non sono proprio dietro l’angolo ecco un indirizzo utile per chi vive a Milano o dintorni: via d’Oggiono 7, zona Navigli, dove vi troverete davanti al Chà Tea Atelier, luogo dove appena si entra ci si trova infusi in una rara tranquillità psicofisica (io queste cose le sento, un po’ come le energie positive-negative che mi trasmettono le persone).

Interi scaffali pieni di innumerevoli tipi di tè provenienti dai migliori giardini di Cina, Giappone, Taiwan, India e Sri Lanka circondati da svariati strumenti indispensabili per fare il tè perfetto che probabilmente non riuscirò mai a fare ma al quale, grazie alla lezione e alle vagonate di sorrisi di Gabriella Lombardi – fondatrice dell’atelier – e Naomi Traina durante un evento/dimostrazione organizzato da Emozione3 (incluso, in forma di lezione privata, tra i “cofanetti regalo”), riuscirò forse ad avvicinarmi.

Gabriella ha prima di tutto raccontato la storia del tè, ricavato dalla Camelia, pianta che arriva anche ad un’altezza di 2 metri che viene coltivata principalmente in India, Cina, Sri Lanka, Kenya e Giappone e dalla quale si ottengono sei tipologie: il tè bianco, quello verde, quello rosso, quello verde-azzurro, il giallo e il nero (che si chiama Pu’Er mentre quello che noi solitamente chiamiamo tè nero in realtà è rosso). Attraverso assaggi e “annusate”, scopro quanto possa cambiare il colore, l’odore e il sapore di un tè fatto al momento, qualche ora prima e soprattutto quanto siano diversi odore e sapore dopo la prima infusione o nelle successive.

Nel corso della chiacchierata/lezione e delle degustazioni Gabriella mi ha praticamente aperto un mondo, parlando dell’acqua che bisogna utilizzare, della temperatura che deve raggiungere a seconda del tipo di foglia e raccontando pure della sua esperienza personale in Cina, alla scoperta dei segreti della Cerimonia Song dall’unico maestro che la pratica (confessando pure di essere finita su diversi servizi televisivi cinesi in quanto prima e unica occidentale arrivata lì per imparare questa pratica).
Ed ecco, in breve, la ricetta per un buon tè all’orientale: riscaldare e sciacquare con acqua la teiera, metterci le foglie (niente zucchero, miele, latte e limone) ed aspettare che si “lavino” per 30 secondi circa, dopodichè spazzolare con il coperchio del Gaiwan il bordo della teiera ed infine, sempre tramite il Gaiwan, versare il tè (gli orientali spesso utilizzano dei piccoli bicchieri in ceramica invece delle nostre giganti tazze).

Non vi ho ancora detto cos’è il Gaiwan? E’ una tazza “speciale” con un piattino e un coperchio, ottimale per la preparazione del tè, abbastanza larga per permettere l’infusione ma abbastanza piccola per poterla maneggiare senza bruciarsi, e ricordatevi che nel “bon ton” orientale ogni parte del Gaiwan non deve essere separata. Questa ovviamente è solo una piccola infarinatura di una cerimonia complessa che si impara a conoscere bene soltanto con studio, esperienza e tempo, magari anche grazie ad una delle degustazioni che Chà Tea Atelier organizza durante l’anno.


photos by Sara Teofilo

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