Natale11 | la gift/share list della redazione

FRANCESCA SANTORO

“L’Inferno è lastricato di buone intenzioni”, mi ripeteva spesso mia nonna e la sapeva lunga lei, che credo se ne intendesse parecchio di regali “a basso consumo” se non proprio di seconda mano. E non c’è dubbio che fosse una grande donna. Ma se fino ad oggi ho continuato a chiedermi perché avesse scelto proprio me tra i suoi plurimi nipoti come destinataria di questa perla di saggezza biblico-testamentaria, da questo Natale lo so.

Vittima di un titanico tracollo finanziario, quest’anno avevo deciso – ipocrita buonista opportunista – di abbracciare con tutto il cuore i propositi del “Buy Nothing Christmas” . Economico, etico e anti-stress, tre in uno. A Natale non comprare nulla, regala il tuo tempo semmai, e la tua fantasia (e per la precisione, all’origine del movimento se ne sta il proposito di tornare all’originario spirito religioso del Natale, oggi diventato per assurdo il lato più scabroso per noi agnostici dal bancomat veloce). A parte questioni di stelle, capanne e sacre famiglie, non mi rendevo conto di quanto potesse essere duro resistere all’infido Spirito del Natale Impacchettato che viene a tirarti i piedi tutte le notti da sotto le coperte e ti infila un regalo nella shopper appena ti giri dall’altra parte. Alla fine non sono altro che una shopaholic qualunque che misura il livello crescente di endorfine sulla quantità di sacchetti che riesce a trasportare. Per ora almeno.

Ma, tornando sulla retta via, “Be a rebel this Christmas” è uno degli appelli molto USA-style che emergono dal BNC Manifesto e sicuramente accattivante l’idea di interpretarsi come oltraggiosi guerriglieri schierati contro le orride Multinazionali, piccoli improvvisi Davide di fronte a subdoli Golia finanziari. E altrettanto seducente era immaginarmi mentre schivavo a passo di leopardo i Piccoli Aiutanti di Babbo Natale nascosti dietro ad ogni luce del centro. Ma niente di me è ancora pronto per questo passo, se non fosse per una ingegnosa capacità di trovare alcune strade alternative. E presto dunque l’integralismo battagliero andò a farsi benedire (ed era questo che mia nonna sapeva già allora) lasciando spazio ad un compromesso ben più contemporaneo.

Ad esempio i regali riciclati a baratto. Tommaso ha l’intera serie di Game of Thrones che non potrei fare a meno di possedere? Perfetto, Clenaning Therapy, Bookcrossing e Swap e tutto insieme. Lui svuota un ripiano della libreria, fa girare “cultura” (certo, diciamo che l’editoria non è esattamente uno dei primi demoni del consumismo da decapitare, ma è un inizio) e io in cambio gli cedo il mai ascoltato preziosissimo e numerato triplo album in vinile dei singoli dei Depeche Mode. In casa abbiamo mille tesori nascosti, ma il feticismo e la noncuranza stanno nutrendo una gran quantità di acari della polvere. E su quest’onda ho adottato la politica del “Cos’ho io che ti piacerebbe avere?” Semplice buon senso, ma che funziona in molti casi.

E quando non è possibile? Il mio giovane nipote ha bisogno di una raddrizzata musicale per salvarsi dalla colonizzazione dei prossimi Tokyo Hotel? Bene, una zia puntigliosa gli ha combinato un’accurata e studiata selezione di storia del rock, versione mp3. Certo, ci vuole Tempo, intenzione (concretizzata, quindi sdoganata dal regno di Belzebù) e attenzione. Che applicate ad un’infinità di questioni producono risultati sorprendenti.

Carmen viaggia spesso e non sa dove posizionare il suo cane? Per lei un buono per un servizio di dog-sitting che risparmia dalla fatica di chiedere un favore. Oppure. Io posseggo una risorsa potente, il cane più allegro del quartiere, che nutre – lui – una passione smodata per i bambini: un giro al parco con “Lola Corre” può unire due piccioni con una fava e si rivela estremamente gradito per tutti, me, Lola, bambini e mamma che può pure andarsene dal parrucchiere se vuole.

Per quanto riguarda la mia wishlist, io desidererei Ryan Gosling con le lucine, ma credo che sia già sold out.
Morale della favola, non ancora Militante dello Spirito del Natale Controcorrente, ma di sicuro pratica e molto meno angosciata degli scorsi anni. Vedremo per il prossimo Buy Nothing Christmas cosa riusciremo a fare. Baby Steps.

SIMONE SBARBATI

1. Mia nonna non ci vede più ed è l’ultima rimasta su questo povero mondo a sapere chi è tutta quella gente in bianco e nero sulle vecchie foto di famiglia che ora, per colpa della mia pigrizia (volevo scansionare tutto e chiederle ogni nome, registrare ogni storia, ma tanto c’è sempre tempo, mi dicevo), resteranno immagini perlopiù piene di sconosciuti. Proverò ma non riuscirò a rimediare con un pomeriggio ad ascoltarla raccontare. Sarà un Natale triste e amaro, come lo sono quelli in cui vedi il passato che si allontana e non puoi far niente per riportarlo indietro.

2. Mia figlia ha un padre che non ha mai imparato ad ascoltare. Con tutta la roba che mi sono già perso in questi suoi primi tre anni potrei scriverci delle enciclopedie. Ma ci sono quei cinque minuti, quando le canto una canzone, la sera, mentre si addormenta, in cui la telepatia funziona. Proverò a passare le feste canticchiando mentalmente e dondolando come una campana rotta per vedere se riesco a tenere i poteri attivi anche durante il giorno.

3. Leggerò il libro più importante, quello che finora non ho mai saputo trovare il tempo di leggere. E una volta finito, starò una mezz’ora a pensare senza dire niente. Poi ne parlerò con chi di dovere.

4. Ho un sacco di alcolici arrivati in regalo che aspettano solo amici e giovani cugini, ciascuno con un ottimo motivo per bere (più d’) un bicchiere ed affogare quello stesso motivo in fondo all’abisso.

5. Ho anche montagne di cioccolato e dolcetti vari – altri regali – per affrontare il post-affogamento.

6. Da iper-sensibile alla magia del Natale, quest’anno sono rimasto inaspettatamente freddo, scettico, stanco, demotivato. Se non è colpa dell’euro, di Berlusconi, del debito, dell’Europa, dell’austerità di Monti, allora rimane l’energia totale, la somma del positivo tolta quella del negativo, tipo Ghostbuster 2 e il fiume di negatività che scorre sotto NY. Ma “sento un forza dentro di me che neanche io so spiegare come” [cit.] e allora cercherò di distribuirne a piene mani nelle piccole cose come sverminare pc infettati dei parenti senza sbuffare, rispondere non dico con il sorriso ma almeno con espressione neutra alle stesse domande di ogni anno degli ultimi quindici (sempre dai parenti), ascolterò, ascolterò, ascolterò, tutto e tutti, in un trip di voci che si mescolano che mi porterà vicino alla convinzione di esser diventato onnisciente, ed avrò tempi di reazione più rapidi dei 10/15 minuti soliti e se ci fossero semafori, nel mio paese, aiuterei pure le vecchiette ad attraversare.

7. Ho un intero paese di gente che vedo troppo poco e che mi manca da morire e vorrei andare porta a porta – visita a sorpresa – per un bacio ed un punch in compagnia. Poi venitemi a riprendere. La suoneria di Twinkle, Twinkle, Little Star sul telefono vi indicherà la posizione.

SARA TEOFILO

1. A Roca regalerei il mio cappello pelosissimo da donna delle nevi, perché riuscirebbe sicuramente a difenderla da quello che sarà il freddo gelato di Londra, quando purtroppo a breve ci andrà a vivere.

2. A mia sorella regalerei le mie ballerine di vernice bianche e nere utilizzate solo una volta, per mancanza di feeling stilistico tra loro e me, ma sicuramente perfette per lei.

3. A Silvia regalerei la mia borsa a forma di annaffiatoio, perché in queste cose è l’unica che mi capisce.

4. A Simona regalerei il bicchiere gigante da birra preso all’Oktober Fest, sicura che lo utilizzerebbe a dovere (dandomi soddisfazioni).

5. A Lusio regalerei la padella per fare le uova fritte a forma di cuore, così quando gli mancherò potrà spaccare un uovo et voilà, sarò più vicina.

6. A Franga regalerei il cuscino con sopra una foto scattata in Duomo anni fa, di quegli anni in cui ci chiamavano le “Pandagirls”, che magari le cose dopo un po’ si dimenticano. Magari.

7. A J. regalerei il mio ormai decennale iPod, con dentro la playlist But e quella canzone dei Coldplay, così da aver ben chiaro quello che siamo, ogni giorno.

8. A Lucia regalerei una piccola borsa in matelassè presa anni fa in un negozio vintage, perché sarebbe perfetta con le decollettè anni ’40 appena comprate, e perché sono sicura che la porterebbe come nessun altro.

9. A Claudio regalerei un barattolo di miele, un chilo di zucchero, cinquanta confezioni di Ciobar, della frutta di marzapane ricoperta di glassa a suo piacimento e quel libro che non ha mai finito di leggere durante un viaggio verso Roma, con questa dedica: “Non aspettare di essere sicuro, altrimenti perderai il treno, scatta e muoviti, muoviti, muoviti”.

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